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5 celebri canzoni napoletane

Tra te voglio bene assaje e Tammurriata nera

9 novembre 2003

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Roberto Tartaglione

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Te voglio bene assaje

Te voglio bene assaje è stata presentata il 7 settembre del 1839 in occasione della festa della Natività di Maria Vergine, alla festa di Piedigrotta (citata già dal Boccaccio).

Il successo è travolgente: almeno 180.000 sono le copielle vendute (cioè i fogli col testo e la musica di questa canzone) e - allora come oggi - non c'è napoletano che non la sappia cantare. La stragrande maggioranza degli italiani ne conosce almeno il refrain.

Questa canzone - a cui alcuni fanno risalire l'origine della "canzone napoletana" - ha avuto una tale fortuna che intorno a lei sono nate svariate leggende.

Prima di tutto quelle sull'autore: sappiamo con certezza che l'autore del testo è stato Raffaele Sacco, un raffinato rimatore dell'epoca che di professione faceva "l'occhialaro", il fabbricante di occhiali. Per quanto riguarda la musica, invece, si dice che il compositore potrebbe essere stato addirittura Gaetano Donizetti, celeberrimo operista di Bergamo.

Oggi sembra accertato che l'autore della musica è invece un amico di Raffaele Sacco, il musicista Francesco Campanella. La leggenda intorno a Donizetti si spiega però col fatto che la canzone napoletana cominciava a godere ormai di un grande prestigio, simile a quello della musica operistica: non a caso lo stesso Donizetti aveva scritto anche canzoni napoletane (La Conocchia; Lu tradimento; Canzone marinara).

Si dice anche che il paroliere Sacco fu rimproverato da un Cardinale per il contenuto profano della canzone e che per questo lo stesso autore ne scrisse poi versioni differenti.

Si racconta infine che questa canzone fosse così popolare che per molti napoletani era diventata una vera ossessione. Qualcuno sarebbe addirittura scappato da Napoli per togliersela dalle orecchie e dal cuore!


Funiculì funiculà

Funiculì funiculà è la "canzone d'occasione" composta nel 1880 dalla coppia Giuseppe Turco - Luigi Denza per celebrare la funicolare che portava sul Vesuvio, inaugurata proprio quell'anno.

Si dice infatti che dopo l'inaugurazione la funicolare non avesse grande successo: i turisti continuavano a salire sul Vesuvio utilizzando i muli o anche i portantini, un po' per tradizione, un po' perché certamente era più romantico.

Una canzone di successo doveva perciò servire a pubblicizzare quel nuovo mezzo di trasporto. La canzone viene cantata alla festa di Piedigrotta e in breve diventa un successo conosciuto e cantato in tutto il mondo.




'O sole mio

1920 - Olimpiadi in Belgio: gli atleti italiani sfilano sul campo dell'inaugurazione dei giochi. Solo in quel momento la banda ufficiale che deve suonare gli inni nazionali delle squadre partecipanti si accorge di non avere lo spartito musicale della Marcia Reale italiana.

Dopo un attimo di smarrimento, il maestro fa cenno ai suoi musicisti che subito attaccano a suonare 'O sole mio.

Tutta la folla nello stadio applaude e canta a gran voce i versi di questa che, forse, è una delle più popolari canzoni del XX secolo.

'O sole mio era stata scritta da Giovanni Capurro, giornalista e uomo di cultura, nel 1898. Aveva dato poi il suo testo ad un amico, Eduardo di Capua, che di mestiere faceva il "posteggiatore" (cioè cantava nei ristoranti e nei luoghi di ritrovo) e che l'aveva musicata.

In seguito i due hanno venduto la canzone all'Editore Bidieri - per 25 lire! - che l'ha fatta partecipare al più importante "festival" della canzone napoletana, la festa di Piedigrotta.

'O sole mio arriva seconda. Capurro e Di Capua continueranno la loro vita senza un soldo e moriranno in povertà. E 'O sole mio diventa una delle più famose canzoni del mondo.




Torna a Surriento

Torna a Surriento è una tipica "canzone occasionale" e, al contrario di quello che molti pensano, non una canzone d'amore.

Nel 1902 l'onorevole Giuseppe Zanardelli è ospite al Grand Hotel di Sorrento. Guglielmo Tramontano, il proprietario dell'albergo, spera di convincerlo a fare aprire in paese un ufficio postale. Per essere ancora più convincente (e per fare in modo che Zanardelli non si dimentichi delle promesse come sono soliti fare i politici) Tramontano chiede ai fratelli Gian Battista ed Ernesto De Curtis di scrivere velocemente una canzone per l'illustre ospite. E così il giorno dopo, al momento della sua partenza da Sorrento, Zanardelli si sente dedicare un'improvvisata "Torna a Surriento". Dopo un paio d'anni, riveduta e corretta, la canzone partecipa alla festa di Piedigrotta e diventa un grande successo internazionale. E a Sorrento ci sarà un bell'ufficio postale.




'O surdato nnammurato

La canzone 'O surdato nnammurato è del 1915.

Autori del testo e della musica sono, rispettivamente, Aniello Califano e Enrico Cannio.

La canzone parla di un soldato, lontano dalla sua amata perché è al fronte a combattere durante la prima guerra mondiale.

Interpretata da molti grandi artisti, napoletani e non-napoletani, la canzone 'O surdato nnammurato rimane indimenticabile nell'interpretazione dell'attrice Anna Magnani in un film per la televisione degli anni Settanta.




Tammurriata nera

Nel 1945 Edoardo Nicolardi è dirigente amministrativo di un ospedale di Napoli. Nel reparto maternità succede un fatto "strano": a una ragazza napoletana nasce un bambino dalla pelle nera. Qualcuno cerca delle scuse: forse c'è qualcosa che la scienza non sa spiegare?

La realtà è invece chiara. L'anno prima erano entrati a Napoli i soldati americani e fra loro molti uomini di colore: da allora i casi di bambini nati con la pelle nera erano diventati frequenti.

Edoardo Nicolardi (che ha già scritto i testi di canzoni napoletane di un certo successo, fra cui la celebre Voce 'e notte del 1904) va a casa e scrive il testo di Tammurriata nera.

Il suo consuocero E.A. Mario, famoso musicista (autore fra l'altro della Leggenda del Piave, un canto storico della Prima guerra mondiale), la mette immediatamente in musica e nasce una canzone ironica e delicata, fra le più belle e trascinanti della storia della canzone napoletana.

Tammuriata nera è stata poi ripresa e rilanciata negli anno Settanta dalla Nuova Compagnia di Canto Popolare, che ha diffuso questa canzone in tutta Italia e ne ha decretato il grande successo nazionale.




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