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Abraam giudeo

Adattamento di una novella dal Decameron di Boccaccio

4 giugno 2000

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Roberto Tartaglione

I materiali di Matdid sono scaricabili liberamente come supporto per lezioni di italiano. Ne è vietata la pubblicazione su carta o in formato digitale salvo autorizzazione.



Le donne nell'opera di Boccaccio. Il Decameron di J.W. Waterhouse, 1916, Wikipedia, pubblico dominio

A Parigi c'era un famoso commerciante e buon uomo che si chiamava Giannotto di Civignì, molto leale e onesto. Era molto amico di un ricchissimo ebreo chiamato Abraam, anche lui commerciante e anche lui leale e onesto.

A Giannotto dispiaceva molto che l'anima di un uomo così saggio e buono, che non aveva mai fatto niente di male, si perdesse per mancanza di fede. E per questo, amichevolmente, lo pregava spesso di lasciare gli errori dell'ebraismo e di tornare alla verità.

L'ebreo rispondeva che non giudicava né buona né santa nessuna religione diversa da quella giudaica, ma che in quella era nato e in quella intendeva vivere e morire. E non aveva nessuna intenzione di cambiare idea.

Così come lui non cambiava opinione, ugualmente Giannotto continuava a insistere, cosicché l'ebreo, vinto da tanta insistenza, un giorno disse:

“E va bene Giannotto, tu vorresti che io diventassi cristiano: io sono disposto a farlo così tanto seriamente che voglio prima andare a Roma. Voglio vedere di persona il vicario di Dio in terra, riflettere sul suo comportamento e i suoi costumi, osservare i suoi fratelli cardinali; se mi sembreranno santi come tu dici, senza nessun problema mi farò cristiano. Altrimenti rimarrò ebreo come sono."

Quando Giannotto sentì queste parole pensò fra sé e sé:

"La mia fatica è stata inutile: se Abraam va a Roma e vede la vita corrotta dei chierici, non solo da ebreo non si farà cristiano, ma, se fosse già cristiano, senza dubbio ritornerebbe ebreo." Giannotto provò allora a fargli cambiare idea dicendogli che avrebbe potuto avere ottimi maestri di cristianesimo anche a Parigi. Ma visto che Abraam era decisissimo a partire disse:

- E allora va', con buona fortuna!


A sinistra Giannotto e Abraam discutono di religione. A destra un uomo si fa battezzare. Wikidata, pubblico dominio

Il giudeo montò a cavallo e velocemente se ne andò a Roma dove, non appena arrivato, fu accolto da altri giudei. E abitando a Roma cominciò a osservare il comportamento del Papa, dei cardinali e degli altri chierici.

Capì subito che dal primo all'ultimo, tutti loro peccavano gravemente di lussuria, e non solo naturale, ma anche sodomitica, senza alcun freno, rimorso o vergogna. Oltre a questo non ce n’era neanche uno che non fosse goloso, bevitore, ubriacone, pronto a seguire più i richiami del ventre che di ogni altra cosa. Tutte queste cose lo convinsero che era meglio tornare a Parigi: e così fece.

Quando Giannotto seppe che l'amico era tornato, non sperando per niente che nel frattempo si fosse convinto a diventar cristiano, fece gran festa insieme con lui; e, passato qualche giorno, gli domandò cosa pensasse del Santo Padre e dei cardinali.

Il giudeo gli rispose:

- Ne penso tutto il male possibile, che dio li fulmini! Io non ho visto Roma nessuna santità, nessuna devozione, nessuna opera buona o esempio di vita: ma solo lussuria, avarizia e golosità, frode, invidia, superbia e cose simili e anche peggiori. E, per quello che ho visto io, mi pare che il vostro Pastore lavori di più per cacciare dal mondo la religione cristiana invece di sostenerla come dovrebbe!

Ma visto che nonostante loro, la vostra religione continua a crescere, evidentemente lo Spirito Santo è davvero il fondamento di essa, e la rende più vera e più santa di ogni altra!

Per questo, mentre prima non volevo convertirmi al cristianesimo, ora, molto francamente, ti dico che per nessuna cosa al mondo rinuncerei a diventare cristiano. Andiamo dunque in chiesa: e qui, secondo il costume della vostra santa fede mi farò battezzare.


Miniatura di Taddeo Crivelli in un manoscritto di c. 1467 da Ferrara (Biblioteca Bodleian, Oxford), Wikipedia, pubblico dominio
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