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Un po' alterati

Dei suffissi alterativi

1 gennaio 2023

a2-b1

Roberto Tartaglione

I materiali di Matdid sono scaricabili liberamente come supporto per lezioni di italiano. Ne è vietata la pubblicazione su carta o in formato digitale salvo autorizzazione.


Vediamo se siete bravi: cosa hanno in comune tutte queste parole?

spaghetti

vermicelli

linguine

fettuccine

pennette

anellini

orecchiette

cappelletti

tortellini


Va bene: siamo sicuri che avete pensato al fatto che sono tutti nomi che si riferiscono alla pasta. Ed è vero. Ma, linguisticamente, tutti questi nomi hanno in comune un'altra cosa: sono tutti nomi alterati. Hanno tutti cioè un suffisso che "altera" (modifica un po') la parola originale.

Per esempio:

spaghetti < spago (e ci sono anche spaghettini e spaghettoni)

vermicelli < verme

linguine < lingua

fettuccine < fettuccia < fetta

pennette < penna

anellini < anello

orecchiette < orecchie

cappelletti < cappello

tortellini < tortelli (e ci sono anche i tortelloni)


L'italiano è una lingua ricchissima di suffissi alterativi. Di solito pensiamo che questi suffissi siano solo -ino, -etto, -one, -accio, ma in realtà sono molti, moltissimi di più. Una bella lista?


-accio - Teoricamente indica caratteristiche negative, ma spessissimo è usato in senso ironico e affettivo: tempaccio, ragazzaccio, coltellaccio, geniaccio.

-astro - Indica una certa "impurezza" e ha spesso valore di "circa", quasi sempre in senso negativo: per esempio figliastro, olivastro, poetastro.

-azzo - Può essere un suffisso peggiorativo, ma generalmente è usato in modo ironico per indicare una certa "superficialità" del concetto espresso dal nome: amorazzo, codazzo, andazzo, pupazzo.

-ello/-erello - Significa "piccolo", anche con valore semplicemente affettivo: per esempio alberello, ponticello, poverello, vecchierello.

-etto - Generalmente, come -ino, significa piccolo, anche in senso affettivo, ma spesso ha semplicemente il valore di "un po'": nervosetto, amichetto, armadietto.

-icchio - Diminutivo, quasi sempre con valore negativo: avvocaticchio, ominicchio, governicchio.-

-iccio - Significa "piccolo", "un po'", "circa". Normalmente ha un valore negativo: bruciaticcio, sudaticcio, rossiccio.

-igno - Ha un valore di attenuazione e significa "un po'", "abbastanza", "quasi". Per esempio asprigno, matrigna, azzurrigno (o più frequentemente azzurrognolo).

-ino - Diminutivo. Significa "piccolo", "un po'", ma può indicare anche una "bassa qualità": cappellino, stupidino, dottorino, tantino.

-occio - Il valore è diminutivo, significa "un po'", ma spesso ha caratteristiche ironiche o peggiorative: belloccio, grassoccio, cartoccio.

-ognolo - Diminutivo con forte valore di "bassa qualità" o "impurezza". Per esempio verdognolo, giallognolo, amarognolo.

-one - Generalmente significa "grande" sia riferito a dimensione sia riferito a qualità. Può essere usato anche in senso ironico e spregiativo: palazzone, filmone, intellettualone, benone.

-otto/-acchiotto - Diminutivo usato spesso in modo affettivo o ironico: scemacchiotto, orsacchiotto, bambolotto, pizzicotto.

-uccio/-uzzo - Diminutivo affettivo: lettuccio, amoruccio, calduccio, lontanuccio, Micheluzzo.


Nota 1: I suffissi alterativi si usano sia con nomi (lettuccio, occhialetti, lupacchiotto), sia con aggettivi (verdognolo, freddino, intelligentone), sia con avverbi (tardino, malaccio, pochetto).

Nota 2: Non ci sono particolari automatismi per interpretare il significato di parole alterate. -one significa "grande", ma un portone è semplicemente la porta di una casa su strada, normalmente più grande delle porte interne, ma non necessariamente. E un "portone piccolo" diventa un portoncino.

Nota 3: gli aggettivi alterati seguono sempre il nome a cui si riferiscono. Si può dire un grande appartamento ma NON *un grandino appartamento. Se alteriamo l'aggettivo dobbiamo dire un appartamento grandino.

Nota 4: Molti nomi alterati assumono un significato proprio, quasi indipendente dalla parola da cui derivano: un fornello non è (più) un piccolo forno, gli scarponi non sono grandi scarpe, il colletto non è un piccolo collo ecc. 


E come la mettiamo con i verbi?

Non solo nomi, aggettivi e avverbi si possono alterare. Con l'uso di alcuni suffissi anche il significato di parecchi verbi può prendere caratteristiche diverse. Qualche esempio?


CANTICCHIARE (<cantare)

Vuol dire "cantare senza impegno", come quando si sta in macchina o sotto la doccia.

FUMICCHIARE (<fumare)

Significa "fumare un po'". Si può dire riferendosi a una persona che fuma poco. Ironicamente però, se una persona fuma moltissimo, alla domanda "Fumi molto?" risponde: "Io? Ehm ehm... insomma, fumicchio".

GIOCHERELLARE (<giocare)

Normalmente una persona dice che gioca a carte, gioca a tennis o gioca al casinò. Ma quando la stessa persona muove una penna fra le dita per nervosismo o anche solo per abitudine, si dirà che "giocherella con la penna".

GIRELLARE / GIRONZOLARE (< girare)

Quando si passeggia senza una meta precisa, magari solo per fare due passi e sgranchirsi un po' le gambe, possiamo dire che gironzoliamo per le strade della città.

LEGGIUCCHIARE (<leggere)

"Leggere un po'": possiamo dirlo di un bambino che sta imparando a leggere (è così piccolo eppure già leggiucchia), ma anche di noi stessi (Ultimamente ho tanto da fare e ho solo il tempo per leggiucchiare qualche romanzo).

PARLOTTARE (<parlare)

Vi è mai capitato di vedere due persone che parlano a bassa voce molto attente a non farsi sentire dagli altri? Staranno forse parlando male di noi? Non mi fido delle persone che parlottano così in privato!

PIAGNUCOLARE (<piangere)

Lamentarsi insistentemente, spesso infastidendo chi è con noi (Basta piagnucolare, adesso è il momento di fare qualcosa!)

SBACIUCCHIARE (<baciare)

Baciare ripetutamente con forte carica di affetto. Si può sbaciucchiare un bel bambino (che di solito non ne è felice), ma si può anche dire che due adolescenti si sbaciucchiano sulla panchina nel parco.

SBEVAZZARE (<bere)

Bere alcolici in quantità notevole. Scherzosamente si dice sia di una persona che ama bere (è uno che sbevazza) sia riferendoci a occasioni in cui si è bevuto più del normale (ieri sera alla festa abbiamo tutti sbevazzato un bel po').

SCORRAZZARE (<correre)

Correre a destra e a sinistra senza fermarsi mai, un po' come fanno i bambini lasciati in completa libertà.

SCRIBACCHIARE (<scrivere)

Scrivere ma senza impegno o senza eccessiva voglia di farlo (Ho scribacchiato qualche foglio di carta, ma non ho nessuna voglia di scrivere questa tesi di laurea).

SPUTACCHIARE (<sputare)

Questo verbo, che si riferisce a un'azione poco elegante, si usa quasi sempre scherzosamente. Qualche volta se si parla a lungo e con la bocca secca si rischia di sputacchiare in faccia ai nostri interlocutori. Ma in un film western c'è pure spesso un vecchietto sdentato che sputacchia a destra e sinistra masticando tabacco.

SVOLAZZARE (<volare)

Volare senza una direzione precisa, spesso con movimenti imprecisi e agitati: è il tipico modo di volare di pipistrelli o di farfalle; ma svolazzare si può dire anche riferendosi a fogli di carta trascinati dal vento o ai capelli che si muovono scompostamente a causa dell'aria, per esempio quando si sta in moto o affacciati al finestrino di un treno (almeno finché i treni avevano finestrini che potevano essere aperti).

TAGLIUZZARE (<tagliare)

Tagliare qualcosa in tanti piccoli pezzettini (per es. tagliuzzare il basilico per preparare il pesto).

TROTTERELLARE (<trottare)

Il trotto è una tipica andatura del cavallo: trotterellare significa quindi procedere trottando o più in generale camminare incessantemente a piccoli passi, saltellando. In senso figurato troterelliamo quando dobbiamo muoverci molto per un motivo, un impegno o un lavoro (oggi ho trotterellato tutto il giorno!)

VIVACCHIARE (<vivere)

Vivere alla meno peggio, tirare avanti, avere una vita di stenti (Con quello che guadagnano molti pensionati oggi riescono appena a vivacchiare!)

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