top of page

Animalisti alla garibaldina

Garibaldi animalista?

27 marzo 2011

a2

Arianna Fioravanti

I materiali di Matdid sono scaricabili liberamente come supporto per lezioni di italiano. Ne è vietata la pubblicazione su carta o in formato digitale salvo autorizzazione.

Giuseppe Garibaldi è uno dei Padri della Patria e sicuramente il personaggio più famoso del Risorgimento italiano.

Molti conoscono le sue battaglie, ma pochissimi sanno che è anche il fondatore della prima associazione per la protezione degli animali in Italia. Proprio così: il generale che combatte per mari e per monti tra Europa e Sud America – ecco perché Eroe dei due mondi! – in vecchiaia diventa sensibilissimo alla questione dei diritti animali.



La Regia società torinese protettrice degli animali, cioè l’associazione che Garibaldi fonda a Torino nel 1871, si occupa infatti di difendere gli animali dai maltrattamenti «come mezzo di educazione morale e di miti costumi». Lo scopo dell’associazione è quindi insegnare alle persone il rispetto verso le specie più deboli per creare una società più rispettosa dei diritti di tutte le specie viventi, inclusa quella umana.

Dopo il 1871 nascono moltissime altre associazioni per la tutela degli animali e cambia anche la legge. In Italia si punisce oggi con la prigione da tre mesi a un anno o con una multa da tremila a cinquemila Euro chi “per crudeltà e senza necessità” provoca sofferenze agli animali. La pena raddoppia se gli atti di violenza provocano la morte dell’animale.

Purtroppo però, ancora oggi, la legge non garantisce il pieno rispetto degli animali. Abbiamo infatti una cultura antropocentrica che considera gli animali come “oggetti utili, necessari” all’uomo e non esseri viventi capaci di soffrire e provare dolore.

Per la maggior parte delle persone è normale uccidere o far soffrire gli animali per procurarsi cibo, vestiti, compagnia e divertimento. Dietro lo sfruttamento degli animali ci sono sempre enormi interessi.

Insomma, se il progresso morale e civile di una nazione si vede dal suo rapporto con gli animali, allora l’Italia ha ancora molta strada davanti. Ma si sa, ognuno può fare un passo verso il cambiamento, proprio come Garibaldi, che prima è un cacciatore instancabile (uccide per divertimento anche diverse centinaia di uccelli al giorno!) e poi un uomo mite che vive nel totale rispetto di tutte le creature viventi. Diventa vegetariano e per stare in stretto contatto con la natura si trasferisce in una fattoria con capre, pecore, galline, conigli, asinelli e soprattutto con la sua amatissima cavalla Marsala.

«Proteggere gli animali contro la crudeltà degli uomini, dare loro da mangiare se hanno fame, da bere se hanno sete, correre in loro aiuto se estenuati da fatica o malattia, questa è la più bella virtù del forte verso il debole»

La «più bella virtù del forte» è dunque il rispetto per il più debole. Ancora oggi le parole di Garibaldi, pronunciate più di un secolo fa, restano un grande insegnamento.

bottom of page