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Augusto e i pilastri del Dio Sole

L'imperatore che porta a Roma i primi obelischi

9 gennaio 2005

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Giulia Grassi

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Ottaviano Augusto (27 a.C.-14 d.C.) ha portato a Roma, per primo, gli obelischi: uno nel Circo Massimo, uno nella Piazza dell'Orologio solare e due (forse) davanti al suo Mausoleo. Tutti si sono conservati, ma nessuno si trova nel posto in cui lo aveva fatto collocare l'imperatore. I primi due erano veramente monumentali.

Il grande obelisco di Ramses II (1279-1213 a.C.), preso a Heliopolis, era stato collocato sulla spina del Circo Massimo di Roma nel 10 a.C. Il Circo Massimo è il più grande edificio per gli spettacoli mai costruito: era lungo 640 metri, largo circa 200 e poteva contenere 300.000 spettatori (qualcuno dice addirittura 385.000!). Al centro c'era la "spina", lunga 340 metri, e intorno ad essa le quadrighe facevano i 7 giri della corsa. L'obelisco messo da Augusto era alto 24 metri e solo dopo quasi quattrocento anni era stato affiancato da un altro obelisco, ancora più altro, portato nel 357 d.C. da Costanzo II.

Tutti e due sono sopravvissuti, in piedi, fino alla fine del VI secolo, quando sono stati abbattuti e si sono spezzati ognuno in tre pezzi. Sono rimasti a terra, sommersi da sette metri di detriti, fino a1587, quando papa Sisto V li ha fatti dissotterrare e li ha fatti collocare in altre zone della città: quello di Costante II a San Giovanni in Laterano e quello di Augusto a Piazza del Popolo.



Piazza del Popolo aveva un aspetto molto diverso da quello attuale. Come indicano le incisioni dell'epoca (ad esempio quella di Israel Sylvestre), c'erano sul fondo l'antica porta flaminia con le mura aureliane, la chiesa di Santa Maria del Popolo e il convento degli Agostiniani sul lato sotto il Pincio, povere case, fienili e botteghe sul lato verso il Tevere. I papi del Rinascimento già avevano sistemato il Tridente (via del Corso, via di Ripetta, via del Babuino) e la funzione dell'obelisco messo da Sisto V era quella di centro prospettico, e scenografico, delle tre strade.

L'aspetto della Piazza si è poi trasformato nei secoli, ma l'obelisco è rimasto al suo posto, ancora sul piedistallo antico, che infatti conserva sul lato verso il Corso la dedica di Augusto: c'è scritto che l'imperatore, dopo aver consegnato l'Egitto al popolo romano, ha dedicato l'obelisco al dio sole.

Il secondo grande obelisco di Augusto è un monolite di granito rosso, alto quasi 22 metri e ricoperto di geroglifici su tutti e quattro i lati, dell'epoca di Psammetico II (594-589 a.C.). Era collocato in una grande piazza che ospitava l'Horologium Augusti (10-9 a.C.).


Disegni ricostruttivi del Buchner (1976)
sopra: Relazione tra Mausoleo, obelisco  e Ara Pacis
sotto: La piazza dell'horologium con l'obelisco e  l'Ara Pacis

Questo orologio solare si trovava nella zona settentrionale del Campo Marzio, che all'epoca di Augusto era completamente disabitata: c'era solo la via Flaminia (oggi via del Corso), fiancheggiata da tombe monumentali, tra le quali una piramide (o forse due); non esistevano né le mura aureliane né la porta flaminia, realizzate circa 300 anni dopo.

Era un enorme spazio libero scelto da Augusto per manifestare simbolicamente la sua potenza. Infatti, su un lato della piazza dell'orologio c'era l'Ara Pacis, l'altare marmoreo che celebrava l'età di Augusto come periodo di prosperità e pace dopo le lunghe guerre civili del I secolo a.C.; e, poco lontano, c'era il Mausoleo della famiglia, interamente ricoperto di traverino. Un complesso scenografico che sorgeva nel nulla, e che si presentava davanti agli occhi di chi giungeva da  nord, percorrendo la via Flaminia.

L’orologio solare occupava lo spazio compreso  tra le odierne Piazza del Parlamento, Piazza San Lorenzo in Lucina, via del Giardino Theodoli  e vicolo della Torretta.



Si trattava di una grande  piazza di metri 160 x 75, costituita da un ampio prato e da lastre di travertino, sulle quali erano segnati in bronzo le ore, le stagioni, i segni zodiacali e gli anni. L’obelisco era collocato al centro e aveva la funzione di gnomone, perché proiettava la sua ombra sulla meridiana segnata a terra: serviva da orologio e da calendario. Non solo: era orientato in modo da far cadere la sua ombra sull' Ara Pacis il 23 settembre di ciascun anno, giorno di nascita dell’imperatore e inizio dell’equinozio di Autunno.

L'orologio ha smesso di funzionare pochi decenni dopo la sua realizzazione, perché la piazza veniva continuamente coperta dai detriti portati dalle inondazioni del Tevere. L'orologio è finito così sotto terra, dov'è ancora; solo qualche resto del quadrante è stato scoperto otto metri al di sotto della chiesa di San Lorenzo in Lucina e sotto alcuni palazzi della zona.



L'obelisco è rimasto in piedi forse fino all'XI secolo; poi è crollato, si è spezzato in cinque pezzi ed è stato coperto da detriti. È stato riscoperto nel 1502 e papa Sisto V aveva cercato, inutilmente, di rimetterlo in piedi. C'è riuscito Pio VI, nel 1794, che lo ha fatto collocare in Piazza Montecitorio, dov'è ancora oggi.     

Anche l'Ara Pacis è finita sotto terra e, ritrovata per caso, è stata ricostruita là dove la vediamo oggi, vicino al Mausoleo di Augusto, che è l'unico monumento che ancora si trova al suo posto. Certo, è piuttosto malridotto e appare completamente spoglio, ma l'aspetto che aveva all'epoca di Augusto si può ricostruire in base alle descrizioni, in particolare a quella del greco Strabone.



Ha un diametro di circa 87 metri (300 piedi romani) ed è il più grande sepolcro circolare conosciuto: il Mausoleo di Adriano, oggi Castel Sant’Angelo, ha un diametro di soli 64 metri. Svetonio racconta che Augusto in Egitto aveva visitato la tomba di Alessandro Magno e probabilmente si è ispirato ad essa per la costruzione della tomba, che doveva ospitare la sua famiglia e i suoi successori.

All'esterno si presentava come una serie di cilindri sovrapposti rivestiti da lastre di travertino e coperti fino alla cima da alberi sempreverdi, mentre sulla sommità c'era la statua di Augusto. Al centro si apriva una porta preceduta da una breve scalinata e fiancheggiata da due pilastri sui quali c'erano le tavole di bronzo con incise le Res Gestae (l'autobiografia dell'imperatore); accanto c'erano due obelischi di granito rosa, alti quasi 15 metri e senza epigrafe.

Questi obelischi, che erano crollati nel Medioevo, sono stati riscoperti a metà del XVI secolo. Nel 1587 Sisto V ha collocato uno dei due a Piazza dell'Esquilino, davanti all'abside della chiesa di Santa Maria Maggiore. Invece Pio VI ha collocato l'altro a Piazza del Quirinale nel 1786: lo vediamo ora inquadrato dalle colossali statue dei Dioscuri.

Alcuni studiosi ritengono che questi due obelischi non sono egizi e non sono stati messi da Augusto, ma sono romani e sono stati innalzati forse da Domiziano, che era devoto ai culti egizi (al suo nome sono legati gli obelischi ora a Piazza Navona e Villa Celimontana) e pensava di essere sepolto in questo mausoleo, come suo padre Vespasiano.

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