La cena di Trimalcione
Un menù leggero leggero
31 ottobre 2004
c1
Giulia Grassi
No
Dal Satyricon di Petronio
"Tornando all’antipasto, su un grande vassoio era sistemato un asinello, di bronzo corinzio, che portava una bisaccia a due tasche, delle quali l’una conteneva olive chiare, l’altra scure... Dei piccoli sostegni, poi, saldati al piano del vassoio, sorreggevano dei ghiri spalmati di miele e cosparsi di polvere di papavero. Non mancavano anche delle salsicce che friggevano sopra una griglia d’argento e sotto la griglia prugne siriane con chicchi di melograno...
Seguì una portata: si trattava di un vassoio rotondo che aveva disposti, uno dopo l’altro, in circolo, i dodici segni zodiacali, sopra ciascuno dei quali il maestro di cucina aveva sistemato il cibo proprio e adatto al referente... Accorsero poi saltellando a tempo di musica quattro camerieri e tolsero la parte superiore del trionfo. Compiuta questa operazione, scorgiamo nella parte più bassa pollame e ventri di scrofa ed in mezzo una lepre, provvista di ali, in modo da sembrare un Pegaso... A questo tenne dietro un vassoio, sul quale era sistemato un cinghiale di grande mole, e per giunta fornito di un cappello, dalle cui zanne pendevano due cestini, fatti di foglie di palma intrecciate, ripieni l’uno di datteri freschi, l’altro di datteri secchi. Intorno al cinghiale, poi, dei porcellini fatti di pasta biscottata, dando l’impressione di stare attaccati alle mammelle, indicavano che il cinghiale era femmina...
[Trimalcione] non aveva ancora proferito l’ultima parola che un vassoio, contenente un maiale enorme, riempì la tavola centrale... Il cuoco impugnò un coltello e, con gesto prudente, cominciò ad incidere il ventre del maiale da una parte e dall’altra. E subito dai tagli che si allargavano spontaneamente per la pressione del contenuto, rotolarono fuori salsicce e sanguinacci... Fu poi portato un vitello lesso, disposto su un vassoio di duecento libbre, per di più con tanto di elmo... e già era stato sistemato sulla tavola un trionfo contornato da alcune focacce, il cui centro era occupato da un Priapo, realizzato da un pasticcere, che secondo l’iconografia consueta teneva nel suo ampio grembo ogni sorta di frutti e di grappoli... Seguirono degli stuzzica appetito: al posto dei soliti tordi, furono fatte girare delle galline ingrassate, una per ciascun commensale, e in più delle uova d’anatra incappucciate che [Trimalcione] ci pregò con grande insistenza di mangiare, sostenendo che erano galline senza ossa...
Concesso quindi un momento di calma, [Trimalcione] fece servire i dolci, consistenti in tordi fatti di farina di segale impastata, farciti di uva passa e noci. Fecero loro seguito anche delle mele cotogne su cui erano confitte delle spine, in modo da sembrare dei ricci di mare”.
Per saperne di più
• T. ZIOLKOWSKI, Petronius the Man in Modern Fiction , «Arion: A Journal of Humanities and the Classics» , Vol. 23, No. 3 (Winter 2016), pp. 57-86
• A. CUCCHIARELLI, Mimo e mimesi culinaria nella Cena di Trimalchione (con un'esegesi di Satyr. 70), «Rheinisches Museum für Philologie», NF, 142, Bd. H. 2 (1999), pp. 176-188