Dino Buzzati
Un importante scrittore del Novecento
19 maggio 2002
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Roberto Tartaglione
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Dino Buzzati (1906-1972) è considerato uno dei più importanti scrittori italiani del Novecento. La sua attività tuttavia non si esaurisce in quella di romanziere: è stato infatti anche pittore, giornalista, autore teatrale, poeta e perfino costumista.
"Il fatto è questo: io mi trovo vittima di un crudele equivoco. Sono un pittore il quale per hobby, durante un periodo purtroppo alquanto prolungato, ha fatto anche lo scrittore e il giornalista. Il mondo invece crede che sia viceversa e le mie pitture non le può prendere sul serio. Intendiamoci bene. Non intendo fare la vittima. Non voglio recitare la sgradevole parte di incompreso. So stare al gioco. E riconosco pure che il mondo cane alla fine non commette ingiustizie. E so benissimo che il mio gigantesco talento di pittore avrà un giorno il suo riconoscimento. Al Louvre, alla National Gallery, al Museum of Modern Art, al Modern Kunst Institut, a Valle Giulia, state pure tranquilli, c'è già un posto per me. Ma, per ottenere questo, bisogna che io prima defunga. Mi rendo conto della situazione. E mi rassegno." (Dino Buzzati)
I suoi romanzi più famosi sono:
Bàrnabo delle montagne, Milano-Roma, Treves-Treccani-Tumminelli, 1933
Il segreto del Bosco Vecchio, Milano-Roma, Treves-Treccani-Tumminelli, 1935 (poi Milano, Garzanti, 1957; Milano, Mondadori, 1979).
Il deserto dei Tartari, Milano, Rizzoli, 1940 (poi Milano, Mondadori, 1945).
La famosa invasione degli orsi in Sicilia, Milano, Rizzoli, 1945 (poi Milano, Martello, 1958; Milano, Mondadori, 1977).
Il grande ritratto, Milano, Mondadori, 1960.
Un amore, Milano, Mondadori, 1963.
Il personaggio Buzzati è stato uno scrittore complesso, ma non privo di umorismo. In una nota pubblicata nel Pianeta Buzzati delle Edizioni Apollinaire ecco che per esempio elenca le cose che più lo infastidivano e che diceva di odiare:
Le canzoni di Sinatra e subito dopo la canzone napoletana
Gli storicisti
Le campane
I cosiddetti calzini corti
Le lettere scritte a mano
Il linguaggio oscuro e pretenzioso
Gli italiani che in mezzo a italiani si mettono a parlare inglese
Le giacche da uomo con due spacchetti laterali
Il fasullo astrattismo dei pittori che non hanno idee
Quelli che al telefono chiamano: Pronto chi parla?
I pranzi senza un pane decente
Quelli che arrivano in ritardo
I capelli corti nelle donne
I termini: strumentalizzare, strutturalizzare, demistificare, dissacrare, contestare, recuperare, fruire ecc.
Dino Buzzati dice poi a proposito di Poema a fumetti:
"Sapevo in partenza che Poema a fumetti, libro fatto più di disegni che di parole, rischiava di avere, anche da parte dei critici, strane accoglienze. Prima di tutto, quali critici? Quelli letterari? O i critici di arte? Siccome l'assunto era fondamentalmente narrativo, si è seguita la consuetudine che vige per i romanzi. (...) Confesso che mi aspettavo reazioni di scandalo, di disapprovazione, e anche di silenzio, dato che era umano che un critico si trovasse seriamente imbarazzato a dover parlare di un prodotto simile. Devo dire che della critica italiana non avevo quasi mai avuto a dispiacermi. Nel complesso, neppure questa volta. Ci sono stati sì dei settori di completo silenzio, sinonimi appunto di imbarazzo, se non di fastidio o disprezzo. Ma coloro che si sono occupati del libro l'hanno preso in genere molto sul serio, con una comprensione che sinceramente non avrei osato sperare. Naturalmente qualcuno, magari apprezzando il mio lavoro, non ha mancato di rimpiangere il me stesso di una volta, come se io lo avessi tradito. E in questo non so dargli ragione. Semmai, il nuovo libro mi sembra segnare un deciso ritorno ai motivi e all'atmosfera che frequentavo in gioventù. (...) Parecchi mi hanno rimproverato l'eccessiva frequenza, nelle pagine, di ragazze nude disegnate con accento libertino. Io l'ho fatto per tre motivi: primo, la nudità mi sembra il costume più adatto nel mondo dei più; secondo, disegnare dei nudi è più gradevole e stimolante che disegnare delle persone vestite (almeno per me); terzo - e qui direte che mi do la zappa sui piedi, ma perché essere ipocrita? - pensavo che l'ingrediente fosse producente agli occhi del pubblico. (Corriere della Sera, 8 febbraio 1970)