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Elisione e troncamento

Apostrofo o non apostrofo

9 dicembre 2023

da a1 a b2

Roberto Tartaglione

No

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L'elisione è la caduta della vocale finale di parola quando la parola successiva comincia con vocale:

  • Lei è una mia buon'amica (buona amica)

  • Ho fatto un'iniezione (una iniezione)

  • Gli parlo ma lui non m'ascolta (mi ascolta)

Quando c'è elisione dobbiamo scrivere l'apostrofo per indicare la caduta della vocale.


Il troncamento è il fenomeno per cui la vocale finale di una parola se è preceduta dalle consonanti L, R, M o N può essere eliminata. A differenza dell'elisione il troncamento avviene anche davanti a parole che cominciano per consonante o in finale di frase.

  • Avere mal di pancia

  • Una città sul Mar Caspio

  • Siam allegri e contenti

  • Sentire un suon di campane

  • Tu che mi hai preso il cuor

Quando c'è il troncamento l'apostrofo è vietato (ma c'è qualche eccezione).

Naturalmente il "gioco" non è facilissimo e distinguere troncamento ed elisione è un bel problemino anche per gli italiani che fanno spesso errori quando devono scegliere se usare o non usare l'apostrofo.

Vediamo perciò più in dettaglio la questione.


L'elisione

Di solito non c'è l'obbligo di tagliare la vocale finale di una parola se la successiva comincia con un'altra vocale. Bisogna però valutare caso per caso perché ci sono situazioni in cui l'elisione e quindi l'apostrofo sono decisamente obbligatori.


Certamente obbligatoria con

  • articolo lo (l'albero, l'elefante, l'italiano, l'ombrello, l'ultimo)

  • preposizioni articolate con -lo (dell'imperatore, sull'albero, nell'aereo)

  • quella / quello (quell'attrice, quell'esperienza, quell'uomo)


Certamente consolidata l'elisione nelle forme:

  • anche + pronome in vocale (anch'io)

  • a quattr'occhi

  • cent'anni

  • d'accordo

  • d'altra parte

  • d'argento

  • d'epoca

  • d'ora in poi

  • d'oro

  • ci + essere

  • mezz'ora

  • nessuna, alcuna (nessun'altra, alcun'amica)

  • pover'uomo

  • quanto

  • questo

  • senz'altro

  • tutt'alpiù

  • tutt'altro

Si usa spessissimo, ma non obbligatoriamente, l'elisione con gli articoli femminili la e una (l'amica e un'idea, ma è accettabile la amica e la idea).

Poco frequente nello scritto (mentre è normale nel parlato) l'elisione con i pronomi mi, ti, si, ci, vi, lo/la, ne davanti a verbo (m'aspetta, t'arrabbi, s'alza ecc.). Più frequente invece con i pronomi diretti lo / la + verbo composto con avere (l'ho visto, l'hanno presa). Frequente anche con ne + verbo essere (non n'è più uscito).

In disuso l'elisione con l'articolo gli (gl'italiani) che fino ad alcuni decenni fa era abbastanza normale.


Il troncamento

Si distingue dall'elisione perché può avvenire anche davanti a parola che comincia con consonante (Mar Mediterraneo) e, letterariamente, può stare in finale di frase (questo è il mio dolor).

La caduta della vocale finale per troncamento non richiede uso di apostrofo che perciò è vietato.

A complicare la questione c'è ancora il fatto che il troncamento in alcuni casi (pochi) è obbligatorio, ma spesso è facoltativo.

L'obbligo c'è con

  • bel (un bel ragazzo)

  • buon (un buon uomo)

  • qual (qual è? Qual buon vento ti porta qui?)

  • quel (quel palazzo)

  • nessun (nessun altro)

  • san (San Filippo)

  • titolo + nome (signor Rossi, dottor Binchi, igegner Neri)

  • suora + nome (Suor Maria)


e nelle espressioni

  • ben tornato

  • benvenuto

  • ben inteso

  • ben detto


Facoltativo è con

  • numeri composti con uno (ventun anni / ventuno anni)

In altri casi si tratta di esigenze musicali: due infiniti verbali vicini... suonano male. Ti voglio fare capire > ti voglio far capire; è bello potere parlare > è bello poter parlare; nel tuo caso è assurdo volere avere ragione > nel tuo caso è assurdo voler avere ragione. E così via.


Ma i casi di troncamento sono numerosissimi:

  • fin da allora, fin troppo

  • che vuol dire? Che vuol fare?

  • man mano che

  • il fior fiore della giovinezza

  • è arrivato or ora

  • aver fame, aver sete, aver sonno

  • mal di testa, mal di pancia, mal di denti


E le cose si complicano anche per via di qualche eccezione: il troncamento infatti richiede l'uso dell'apostrofo nel caso, per esempio degli imperativi tronchi come

  • va'

  • fa'

  • di'

  • da'

  • sta'

  • e della formula un po'


Per i poveri stranieri costretti a studiare queste regolette orribili abbiamo però un consiglio: il consiglio è quello di "abituarsi" a sentire, quando e perché gli italiani fanno uso del troncamento vocalico.

In molti casi si tratta di "formule espressive consolidate" dall'uso. Per esempio la parola buongiorno ormai si scrive addirittura tutta attaccata (ma in fondo si tratta solo di buon+giorno). E così anche benvenuto, beninteso o (scritto in due parole) ben tornato e ben detto.

Più complicato è probabilmente abituarsi ad "accettare" che si può dire Mare Mediterraneo o Mar Mediterraneo, che si dice Mar Nero, Mar Caspio o Mar Tirreno e sarebbe davvero strano sentir dire (sentir dire!) Mare Caspio. Che si dice pian terreno o pianterreno ma che non è assolutamente improbabile sentir dire piano terreno.

E soprattutto abituarsi a accettare che per motivi ritmici, musicali o poetici il troncamento è usato moltissimo.

A proposito: conoscete Siam tre piccoli porcellin?

Il testo italiano di questa famosissima canzone è pieno di troncamenti! Non la conoscete? Ah, gravissimo! Eccola qui!


Siam tre piccoli porcellin, siamo tre fratellin,

mai nessun ci dividerà, trallalla-lallà.

In un tiepido mattin se ne vanno i porcellin

dimenando al sole i loro codin, spensierati e birichin.

Il più piccolo dei tre ad un tratto grida "ahimé",

da lontano vedo un lupo arrivar "non facciamoci pigliar".

Marcia indietro fanno allor a gran velocità

mentre il lupo corre ancora a casa sono già.

Prima chiudono il porton poi s'affacciano al balcon

or che il lupo non può prenderli più, tutti e tre gli fan cucù.

Ah ah ah che bell'affare, il lupo non potrà cenar.

Siam tre piccoli porcellin, siamo tre fratellin

mai nessun ci dividerà, trallalla-lallà.






Note


  • l'apostrofo precede nomi plurali solo in formule cristallizzate (gl'italiani, la roba d'altri)


  • la preposizione di si può apostrofare davanti a parole che cominciano per vocale (d'un tratto, d'oro); la preposizione da si apostrofa solo in espressioni cristallizzate (d'altra parte)


  • i pronomi diretti singolari lo e la possono avere l'apostrofo (l'ho visto, l'hanno comprata); i pronomi diretti le e li, essendo plurali, non portano solitamente l'apostrofo (li ho visti, le hanno comprate). I pronomi mi, ti, ci e vi, che nel parlato facilmente perdono la vocale finale (m'hanno incastrato, t'ho visto, c'invidiano, v'accorgete) nella lingua scritta sono in genere riportati senza apostrofo (mi hanno incastrato, ti ho visto, ci invidiano, vi accorgete). Il pronome ci è comunque sempre apostrofato davanti al verbo essere (c'è, c'erano, c'eravamo). Anche il pronome ne, davanti a forme del verbo essere porta facilmente l'apostrofo (non ce n'è, se n'è andato).


  • nella scrittura moderna si è presa l'abitudine di lasciare l'apostrofo a fine riga e continuare con l'altra parola a capo. Più frequentemente però (e la scrittura automatica del computer fa così) si preferisce scrivere a capo l'intera parola.. È oggi considerato scorretto eliminare l'elisione davanti a parole che la esigono (scrivere per esempio lo, e poi a capo, uomo è assolutamente sconsigliabile)





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