Il gigante terribile
La tormentata storia della Tomba di papa Giulio II
6 giugno 2004
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Giulia Grassi
No
(aggiornato settembre 2023)
Nella chiesa di San Pietro in Vincoli, a Roma, c'è la Tomba di papa Giulio II (1503-1513), con la celebre statua del Mosè. La tomba è stata progettata, e in parte realizzata, da Michelangelo tra 1542 e 1547.
L'artista definì quest'opera "la tragedia della mia vita". Infatti, tra il primo progetto della tomba (1505) e la sua effettiva realizzazione passarono ben quarant'anni: sempre impegnato a realizzare altre opere commissionate dai papi successivi a Giulio II, Michelangelo fece altri progetti del monumento, ridimensionando notevolmente la tomba rispetto all'idea iniziale. Inoltre, essa non venne più collocata dentro San Pietro in Vaticano ma in una chiesa meno simbolica anche se importante perché in essa si conservavano le catene (in vincoli significa "in catene") che avevano imprigionato San Pietro.
Disegno ricostruttivo del primo progetto del 1505 (Wikipedia, Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported)
Tutto comincia nel 1505 quando Giulio II della Rovere fa venire a Roma, da Firenze, Michelangelo e gli commissiona il suo monumento funebre. L'artista fa un progetto ambizioso: immagina un'enorme costruzione, di m 10 x 6 di lato, messa al centro della nuova Basilica di San Pietro progettata da Bramante, proprio al di sopra della tomba del santo: un vero e proprio mausoleo antico, visibile su tutti e quattro i lati e non più appoggiato a una parete, come erano gli altri monumenti papali.
Il mausoleo è diviso in tre piani: in basso ci sono nicchie con figure di Vittorie e di Prigioni (prigionieri); al di sopra, quattro grandi statue angolari rappresentanti la Vita contemplativa, la Vita attiva, San Paolo e Mosè; infine, Giulio II sul letto funebre con due figure piangenti (angeli o Personificazioni del Cielo e della Terra). In tutto, sono previste 40 statue.
Questo grandioso mausoleo cristiano si ispira ai grandi mausolei degli imperatori romani e al Mausoleo di Alicarnasso (una delle sette Meraviglie del Mondo Antico). Inoltre, poiché sorge al di sopra della tomba di San Pietro, il primo papa, celebra Giulio II come vertice e garante dell'ordine universale, in una sintesi assoluta tra paganesimo e cristianesimo. Di questo grandioso progetto è stata proposta nel 2018 una ricostruzione virtuale, basata sul confronto con l’architettura dipinta sulla volta della Cappella Sistina (Marinazzo).
A Giulio II il progetto piace molto, ma ha il difetto di essere troppo costoso. Lo stesso papa impone a Michelangelo di accantonarlo per un po' (e per non far annoiare l'artista gli fa dipingere il soffitto della Cappella Sistina!)
Ricostruzione virtuale del primo progetto del 1505 (MARINAZZO, La tomba, fig. a p. 49)
Dopo la morte del papa, i suoi eredi chiedono a Michelangelo di ridimensionare il monumento e infatti l'artista (progetto del 1513) lo trasforma in una tomba a parete. Certo, le statue sono meno numerose ("solo" 22), ma l'insieme è ancora grandioso. Inoltre, lo scultore aggiunge anche l'immagine della Madonna col Bambino al di sopra di quella del papa, che non è più al vertice compositivo, e ideale, del monumento.
Disegno ricostruttivo del secondo progetto del 1513 (Wikipedia, Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported)
Risalgono a questa fase due statue gigantesche conservate al Louvre, e liberamente ispirate alla scultura ellenistica: lo Schiavo morente e lo Schiavo ribelle. Secondo Giorgio Vasari, nella Tomba rappresentavano le Province assoggettate militarmente dal pontefice; secondo Condivi, le Arti Liberali prigioniere dopo la morte del papa. In ogni caso, inserivano una nota trionfale, di celebrazione terrena del papa, sicuramente derivata dai Trionfi degli antichi romani.
E anche il Mosè. È una statua imponente, che forse meglio di altre sottolinea la "terribilità" di Michelangelo, terribilità intesa come grandezza che lascia sgomenti. Il gigante è seduto su un seggio, ma la posizione del corpo indica una forte tensione interiore, sintetizzata nell'atteggiamento instabile che lascia intuire che il profeta è sul punto di alzarsi, mentre fissa con occhi severi e terribili il suo popolo. Il carattere di Mosè è reso così bene che, secondo Vasari, molti ebrei romani andavano ad ammirarlo anche se si trovava dentro una chiesa.
Il Mosè tra lo Schiavo morente e dello Schiavo ribelle (opera propria)
La tomba attuale è basata sul sesto progetto, decisamente meno ambizioso (il ridimensionamento decisivo era iniziato col quarto progetto, del 1532). Nella tomba trova posto il Mosè. Sulle altre sei statue i pareri degli studiosi sono controversi. La maggior parte dei critici ritiene che quelle femminili di Rachele e Lia, che lo fiancheggiano e che rappresentano la 'vita attiva' e la 'vita contemplativa', sono opera di Michelangelo mentre le restanti quattro sono state fatte o terminate dai suoi collaboratori. Poche le parti autografe dello scultore, perciò, nonostante il contratto preveda il contrario.
... Così si pensava fino all'inizio degli anni 2000.
Un restauro, iniziato nel 1999, ha portato a un'ipotesi nuova, quasi rivoluzionaria: secondo i restauratori, e alcuni storici dell'arte, la statua di papa Giulio II giacente, che si trova al di sopra del Mosè e che è stata da sempre considerata di scarsa qualità e attribuita a Tommaso Boscoli, sarebbe stata fatta proprio da Michelangelo.
Dopo la ripulitura, si è visto che la qualità della scultura è molto alta e che per alcuni dettagli si possono trovare confronti con opere michelangiolesche degli anni 1542-1543, ma anche con la sua tecnica scultorea in generale.
Sarà vero? Il dibattito è aperto. Ma la prossima volta che andate in San Pietro in Vincoli non ammirate solo il Mosè, ma date un'occhiata anche al bistrattato Giulio II al di sopra del gigante. Anche qui c'è la mano del "divinissimo" Michelangelo!
Papa Giulio II
Ma non è finita. Un ulteriore restauro, i cui risultati sono stati comunicati nel 2021, la lavorato su “la luce di Michelangelo”. I restauratori hanno scoperto che all’epoca della sistemazione del monumento, due finestre aperte nel braccio del transetto donavano alle sculture un’illuminazione naturale durante l’intera giornata. Michelangelo aveva studiato le variazioni luministiche e aveva utilizzato differenti tecniche di lavorazione del marmo, con gradi di finitura diversi, per esaltare il rapporto della luce con la materia. Il momento di massima sinergia era il tramonto, quando i raggi dorati del sole illuminavano il volto del Mosè.
Oggi, grazie alle più innovative tecnologie digitali, sono state progettate e realizzate fonti di illuminazione sostitutive delle finestre originarie, non più esistenti, che ripropongono la luce naturale del tempo di Michelangelo nel suo percorso durante la giornata, con i mutevoli effetti prodotti sulle superfici marmoree. Nello spazio di un 3 minuti l’impianto di illuminazione, fatto di lampade a led a basso consumo energetico, simula lo scorrere delle ore (dal sito web ‘La luce di Michelangelo’).
Per saperne di più
• A. FORCELLINO, Michelangelo. Una vita inquieta, Xa ristampa, Torino 2021 (Ia edizione, 2007)
• La luce di Michelangelo, 2016-2021: la luce sul monumento come l’aveva immaginata Michelangelo (https://www.igt.it/progetti/arte-cultura/mose-di-michelangelo)
• A. MARINAZZO, La Tomba di Giulio II e l'architettura dipinta della volta della Sistina: Quell'idea di sepoltura che mai vide la luce, «Art e Dossier», no. 357 (September 2018), pp. 46-51 + versione online: The Tomb Project that newer saw the Light, «Virtual Muscarelle» (https://muscarelle.wm.edu/virtual/projects/michelangelo-the-tomb-project-that-never-saw-the-light/)
• C.L. FROMMEL, Michelangelo - il marmo e la mente: la tomba di Giulio II e le sue statue, con contrib. di M. Forcellino, C. Echinger-Maurach, A. Forcellino, ed. ital. A cura di R. Cassanelli, Milano, 2014
• A. ABBRUZZESE, Progetto Mosé. Comunicare le grandi opere d'arte. il capolavoro di Michelangelo, Loreto 2004
• Il progetto Mosé, 1999-2003: primo, importante restauro (https://www.igt.it/progetti/arte-cultura/mose-di-michelangelo/restauro-del-2000)