I gradi dell'aggettivo
Forme comuni e meno comuni
14 ottobre 2023
da a1 a c2
Roberto Tartaglione
No
Gli aggettivi sono di grado zero quando esprimono una "qualità media": aggettivi come avaro, furbo, intelligente, povero, sospettoso, per esempio, sono di grado zero.
Ma l'espressione di questa qualità si può graduare.
Posso dire infatti che Matteo è più avaro di Silvio. Oppure che Sofia è meno sospettosa di Maria. O anche che Daniela è più avara che povera. Insomma, in questi casi abbiamo fatto delle comparazioni (più di, meno di, più che, meno che) di maggioranza o di minoranza.
Se invece diciamo che Alberto è intelligentissimo abbiamo fatto un superlativo assoluto, cioè abbiamo dato all'aggettivo "intelligente" la sua massima forza espressiva.
Possiamo anche dire, però, che Alberto è il più intelligente degli studenti in classe (quindi non intelligentissimo in assoluto, ma relativamente a un gruppo). In questo caso abbiamo fatto un superlativo relativo.
Lo schema generale per rappresentare i gradi di un normale aggettivo è questo:
GRADO COMPARATIVO
Differenza fra DI e CHE per introdurre il secondo elemento della comparazione
Maria è più studiosa di Giovanna È più bello andare in vacanza che restare a lavorare
Come si vede dagli esempi qui sopta ci sono comparativi in cui il secondo elemento è introdotto da DI e altri in cui è inntrodotto da CHE. Capire la differenza non è semplicissimo ma diamo uno schema con la regola più generale (ma non completa):
Questo schema, abbiamo detto, non è completo. In italiano ci sono a volte oscillazioni sulla scelta della forma con DI o con CHE: non è raro trovare CHE anche quando il secondo termine del confronto è un nome o un aggettivo dimostrativo (questo e quello). Raramente davanti a un pronome. In particolare:
Gli avverbi più e meno che accompagnano il verbo piacere non formano un comparativo, perché non sono uniti a un aggettivo, ma sono comunque seguiti da un secondo termine di paragone: “Il cinema mi piace più della televisione”. In questi casi, quindi, tali avverbi sono autonomi e possono richiedere sia la preposizione di sia la congiunzione che. Se il secondo termine di paragone è un nome o un pronome si possono usare entrambe: “Il cinema mi piace più della televisione” / “Il cinema mi piace più che la televisione”. Il che è più comune se il secondo termine di paragone è anticipato: “Più che la televisione mi piace il cinema”, oppure se il primo termine di paragone è posto dopo il verbo: “Mi piace il cinema più che la / della televisione”. La differenza tra le due forme è che la preposizione costruisce il secondo termine di paragone come un sintagma (complemento di paragone): il cinema mi piace / più della televisione; la congiunzione, invece, lo costruisce come una proposizione (proposizione comparativa): più che (mi piace) la televisione / mi piace il cinema, oppure mi piace il cinema / più che (mi piace) la televisione. (Fabio Ruggiano, https://dico.unime.it/ufaq/mi-piace-piu-di-o-mi-piace-piu-che/)
GRADO SUPERLATIVO
Parliamo di superlativo quando un aggettivo è nel grado “più alto” della sua forza espressiva. Può essere assoluto o relativo. Il superlativo assoluto esprime la qualità più alta espressa dall’aggettivo senza confronto con altri elementi.Frequentemente il superlativo assoluto si realizza attraverso la forma con terminazione in –issimo/a/i/e:
bello > bellissimo grande > grandissimo
Il superlativo assoluto si può rendere anche in altri modi:
intensificando cioè la sua forza attraverso avverbi come assai, assolutamente, enormemente, molto,notevolmente, particolarmente, straordinariamente, tanto. . Questa formula con avverbio intensificatore è obbligatoria nei casi in cui il superlativo con –issimo non è permesso: cioè con gli aggettivi in –eu, -uo, -io (momentaneo, iniquo, confusionario) e con gli aggettivi che nella forma maschile terminano in –a (egoista)
Solo nel parlato informale si è soliti rendere il superlativo assoluto anche in altri modi:- raddoppiando l’aggettivo (brutto brutto)- rafforzandolo con altri aggettivi (una minestra bella calda, un gran bel film, camminava tutto triste) o con locuzioni consolidate (ubriaco fradicio, pieno zeppo, ricco sfondato)
È possibile infine modificare il significato dell’aggettivo usando prefissi intensivi come arci-, extra-, stra-, iper-, super-, sopra-/sovra: un libro davvero strabello! Sono supercarico oggi!
Il superlativo relativo esprime “qualità massima” rispetto ad altri elementi (il più bello fra tutti i film, la più simpatica delle mie amiche ecc.)
Si forma con
ARTICOLO DETERMINATIVO + più/meno + AGGETTIVO + di/tra/fra + GRUPPO DI RIFERIMENTO
Prima del gruppo di riferimento si possono usare le preposizione di o (se il gruppo è espresso da una parola al plurale) la preposizione tra/fra.
Spro di fare presto: sono il primo della fila Lei è la più preparata fra le mie studentesse
COMPARATIVI E SUPERLATIVI "SPECIALI" (SINTETICI)
Gli aggettivi buono, cattivo, grande e piccolo, oltre alle forme normali di comprativo e superlativo (più buono, ilpiù cattivo, grandissimo ecc.) hanno in parallelo la possibilità di usare altre forme derivate direttamente dal latino:
Attenzione: in molti casi la forma "normale" e quella "speciale" (che si chiama "sintetica") si possono usare indifferentemente (Questo vino è migliore di quest'altro /Questo vino è più buono di quest'altro) ma ci sono casi in cui la tradizione linguistica ha consolidato delle forme che sono ormai "fisse" con l'aggettivo in forma sintetica:
cause di forza maggiore
la maggiore / minore età,
il minore dei mali
massimo risultato minimo sforzo,
il minimo comun denominatore
temperature minime e massime
velocità massima
SUPERLATIVI IRREGOLARI
Alcuni aggettivi hanno il superlativo irregolare, collegato alla loro origine latina:
Queste forme sono usate solo in determinati contesti: due acerrimi nemici, un celeberrimo personaggio, un funzionario integerrimo. Per lo più invece tutti costruiscono il loro superlativo con un avverbio intensificatore: molto misero, assai malevolo, straordinariamente munifico ecc.