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Guardie e ladri

Falsi in arte e in archeologia: chi li fa e chi li scopre

11 novembre 2001

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Giulia Grassi

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I materiali di Matdid sono scaricabili liberamente come supporto per lezioni di italiano. Ne è vietata la pubblicazione su carta o in formato digitale salvo autorizzazione.

(aggiornato ottobre 2024)


I falsari d'arte sono sempre esistiti: persone in grado di dipingere o di scolpire "alla maniera di..."; o capaci di riprodurre perfettamente una ceramica greca, un gioiello medievale, una coppa d'argento rinascimentale.

E sempre sono esistiti i cacciatori di falsi: persone in grado di capire l'autenticità o meno di un'opera d'arte, qualche volta con la sola osservazione visiva (bisogna essere molto bravi!) qualche altra volta utilizzando gli strumenti della tecnologia.

Insomma, una specie di "guardie e ladri" della bellezza.

 

Federico Zeri, grande storico dell'arte, è stato una delle "guardie" più famose. Ha insegnato in Europa e negli Stati Uniti (Harvard e Columbia University), ed è stato consulente di molti importanti musei (ad esempio il Paul Getty Museum di Malibu). Nell'aprile del 1997 è stato ammesso all'Academie des Beaux-Arts di Parigi: uno dei 15 membri stranieri e l'unico italiano. Un anno prima di morire.

Eppure, questo straordinario conoscitore d'arte è stato poco amato ed apprezzato in patria, nell'ambiente universitario italiano: forse perché era molto critico nei confronti delle istituzioni culturali ufficiali (e lo diceva apertamente), forse perché in televisione parlava di arte vestito non in giacca e cravatta ma con lunghe tuniche "anti accademia".


Federico Zeri con una delle sue tuniche “anti accademia” (dal video Rai ‘Dante in TV. Federico Zeri sulla Divina Commedia)

Aveva un fiuto eccezionale per l'arte: ha scoperto molte opere false, provocando in alcuni casi un vero terremoto tra "gli addetti ai lavori".

Nel 1983, quando era consulente al Paul Getty Museum di Malibu, Zeri ha cercato di non far acquistare dal museo la statua di un kouros (giovane vittorioso), considerata un originale greco del 530 a.C., perché la riteneva un falso. Non lo hanno ascoltato ed hanno speso ben 10 milioni di dollari. Zeri, che per questa vicenda si era dimesso da garante del Getty, aveva ragione. Per capire che la statua era un falso, l'aveva anche "assaggiata": diceva infatti che gli acidi, i solventi e i coloranti restano nelle sculture per decenni e quindi leccando il marmo si può capire se sono state usate sostanze per dare una "patina antica". Il kouros era apparso sul mercato dell'arte a Basilea, dove operava il mercante Gianfranco Becchina, che lo offrì al curatore del Getty. Attualmente non è in esposizione e nella scheda sul sito web del museo c’è scritto “about 530 a.C. or modern forgery”.

Quanto a Becchina, oggi proprietario di due cementifici e dell'etichetta "Olio Verde", l'extra vergine che produce nelle sue campagne, è considerato un personaggio importante nel traffico delle opere d’arte, in collegamento con membri della criminalità organizzata come Matteo Messina Denaro. Nel 2001 sono stati confiscati cinque depositi all’interno della sua Galleria Palladio Antique Kunst di Basilea, con più di 5.000 reperti archeologici di grandissimo valore, e un gigantesco archivio (che l'Fbi chiamava il "Becchina dossier"); molte di queste opere provenivano da scavi clandestini, e dal 2009 4.000 sono al Museo delle Terme di Diocleziano, a Roma.


Getty Kouros, 530 a.C. o falso del XX secolo (https://www.getty.edu/art/collection/object/103VNP, Pubblico dominio)

Federico Zeri è stato anche il primo a smascherare le false sculture di Modigliani. Nel 1984 nel Fosso Reale di Livorno erano state trovate due teste scolpite. Moltissimi critici e studiosi d’arte le hanno subito attribuite al pittore e scultore livornese Amedeo Modigliani (1884-1920); la tesi era che l’artista aveva gettato nel Fosso le sue sculture, ancora incompiute, perché era insoddisfatto del lavoro. Un critico entusiasta ha anche pubblicato un libro: Le due pietre ritrovate di Amedeo Modigliani.


I tre studenti livornesi con la testa n. 2, martello e scalpello (RaiNews, La storia delle false teste di Modigliani in un film, 23/07/2022)

Ma si trattava di una burla, di uno scherzo organizzato da alcuni studenti livornesi. Infatti, Un mese dopo il ritrovamento, tre studenti universitari li presentano alla redazione del settimanale Panorama denunciando la burla presentando una fotografia che li ritraeva mentre scolpivano una delle teste (numero 2) con banali attrezzi. Furono invitati a creare in diretta un nuovo falso, con un trapano Black & Decker, martello e scalpello, durante uno Speciale TG1. Il libro, naturalmente, è stato subito ritirato dalle librerie.

Tre giorni dopo lo Speciale, esce dall’anonimato anche l’autore delle altre due teste, lo scultore Angelo Froglia (morto nel 1997): il suo non voleva essere uno scherzo ma un'operazione di tipo “estetico culturale”, contro il sistema dei critici d’arte; anche lui mostrò un filmato in cui scolpiva le teste.

Una delle sue polemiche più memorabili riguarda poi uno dei "pezzi sacri" dell'archeologia, il Trono Ludovisi, una scultura considerata un capolavoro dell'arte della Magna Grecia nel V secolo a.C.

Prendendo spunto dagli studi sul cosiddetto Trono di Boston, considerato "un falso" rispetto all'originale Ludovisi, nel programma televisivo Mixer Federico Zeri sostiene che anche il Trono Ludovisi sia un falso realizzato nell'Ottocento. Un falso per il quale è stato identificato anche il possibile autore, lo scultore, collezionista e conoscitore Santo Varni (1807-1885). Per questa posizione si è inimicato gran parte del mondo accademico. La polemica è continuata nel tempo, e oggi la tendenza è di considerare il Trono Ludovisi un originale.



Trono Ludovisi, lati posteriore e destro (Wikipedia, CC BY-SA 3.0)

Il cammino di Federico Zeri non si è mai incrociato con quello di Eric Hebborn, uno dei "ladri" più abili, impertinenti (e simpatici) del Novecento. Morto in circostanze poco chiare nel 1996 a Roma, dove viveva, Hebborn affermava di aver imbrogliato galleristi, direttori di museo, storici dell'arte, collezionisti di tutto il mondo e che molte delle sue mille opere (tra quadri a olio e, soprattutto, disegni) erano esposte sia in collezioni private che in musei pubblici.

British Museum di Londra, Metropolitan Museum di New York, National Gallery di Ottawa: questi sono solo alcuni tra i grandi musei in cui si trovano (secondo Hebborn) i suoi falsi Piranesi, Corot, Turner, Pontormo, Mantegna, Gainsborough, Parmigianino.

Questo "re dei falsari" diceva di voler "far capire quanto sono ignoranti coloro che si occupano di arte e si permettono perfino il lusso, sapendo ben poco, di dare dei giudizi. Un tempo a giudicare erano gli artisti: oggi, invece, gente a cui spesso manca perfino la grammatica". E si vantava di aver "trattato sempre e soltanto con gli esperti, perché è disonesto ingannare un privato incompetente; io non ho mai detto "questa è un'opera di": sono stati sempre i critici a fare delle attribuzioni".

Turner, Pontormo, Mantegna, Gainsborough, Parmigianino. Nella sua impertinente autobiografia (Troppo bello per essere vero. Autobiografia di un falsario, Vicenza 1994) elenca i ‘falsi’ da lui eseguiti, mentre nel Manuale del falsario (Vicenza 1995) illustra le tecniche per produrre un falso convincente, e pubblica molte foto.


Ritratto di giovane uomo, da Il Pontormo, disegno (Hebborn, Manuale, 1995, tav. 39)

 

Per saperne di più (selezione arbitraria in una bibliografia molto ampia)

Federico Zeri

• L. BRIGNOLI, Nel centenario della nascita ritratto di Federico Zeri, «BergamoNews», 05 Ottobre 2021

• S. MOSCATELLI, A. CIOTTI, Federico Zeri in TV, «collegArti», a cura di S. Costa e A.L. Carpi, 1/2019, pp. 193-198

• F. ZERI, Cos'è un falso: e altre conversazioni sull'arte, a cura di M. Bona Castellotti, Milano 2011

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• T. MONACA, Così la mafia investe nell'archeologia, “Centro di Studi ed Iniziative Culturali Pio La Torre”, 19 gennaio 2015 (https://www.piolatorre.it/public/r/cos-la-mafia-investe-nell-archeologia-272/)

• K.D.S. LAPATIN, Proof?: the Case of the Getty Kouros, «Notes in the History of Art», Vol. 20, No. 1 (Fall 2000), Special Issue on Forgeries of Ancient Art, pp. 43-53

• The Getty Kouros Colloquium, Athens, 25-27 May 1992, edited by H.N.P. Goulandrē, A. Kokkou, Malibu 1993

• M. KIMMELMAN, ART; Absolutely Real? Absolutely Fake? “The New York Times”, August 4, 1991, Section 2, Page 1

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• G. MORANDI, La beffa di Modigliani. Tra falsari veri e falsi, Firenze 2016

• Zeri e la burla di Livorno, Speciale TG1, 1984, info e video

(https://www.raicultura.it/arte/articoli/2021/08/Zeri-e-la-burla-di-Livorno-784c3169-90f6-479e-ad2a-f59f6a40f7fd.html)

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• R. FONTANAROSSA, L’archivio di un ‘self-made man’ dell’Ottocento. Santo Varni scultore, collezionista e conoscitore, «Teca», X, 1 (giugno 2020), pp. 217-230

• A. BOTTINI, Il Trono Ludovisi: una proposta di ricostruzione, «Eidola», 6 (2009/2010), pp. 9-32

• Il Trono Ludovisi e il Trono di Boston, atti del convegno di studio, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, Venezia (12 settembre 1996), a cura di M. Beraudo di Pralormo, Venezia 1997

• Zeri e il Trono Ludovisi, Mixer, 1988, info e video

(https://www.raicultura.it/arte/articoli/2021/08/Zeri-e-il-Trono-Ludovisi-ad80cd29-ff1d-4657-9b2c-eb90b2d3031d.html)

Eric Hebborn

• A. BALLARINI, Il falsario burlone, “Il Foglio”, 14 novembre 2020 (https://www.ilfoglio.it/gli-inserti-del-foglio/2016/11/14/news/il-falsario-burlone-106621/)

• Eric Hebborn – tributo per il ventennale della morte di un grande artista, a cura della Casa delle Culture e del Civico Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Anticoli Corrado, dall’11 al 26 giugno 2016 (http://www.museoanticoli.it/eric-hebborn/)

• E. HEBBORN, Manuale di un falsario, Vicenza 1995

• E. HEBBORN, Troppo bello per essere vero. Autobiografia di un falsario, traduzione di M. Archer, Vicenza 1994


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