top of page

Il Ponte Rotto

Storia e leggende di uno dei ponti più antichi di Roma.

22 febbraio 2004

b2

Giulia Grassi

I materiali di Matdid sono scaricabili liberamente come supporto per lezioni di italiano. Ne è vietata la pubblicazione su carta o in formato digitale salvo autorizzazione.


Il brano che segue è tratto dal ciclo di conferenze del "Corso di Archeologia e di Storia dell'Arte" tenuto da Giulia Grassi nell'autunno del 2003. Il linguaggio è tecnico-specialistico e per questo il testo si presta a essere utilizzato per la verifica della comprensione della lingua a livelli medio-alti.

 

A Roma le due rive del Tevere sono collegate da un gran numero di ponti. Alcuni sono moderni, altri risalgono ad epoca romana; altri ancora sono rifacimenti moderni di ponti antichi distrutti.



Proprio al centro del fiume, davanti all'isola Tiberina e agli antichi ponti Cestio e Fabricio, c'è una grande arcata in pietra che i Romani chiamano ponte rotto: è quello che rimane dell'antico Ponte Emilio, che in origine aveva sei arcate.

È stato il primo ponte in muratura della città, costruito tra il 181 e il 179 a.C. dai censori Marco Emilio Lepido e Fulvio Nobiliare. Ma secondo una recente ipotesi potrebbe essere ancora più vecchio: sarebbe stato costruito nel 214 a.C. da Manlio Emilio Lepido Numidia, nello stesso periodo in cui è stata anche sistemata l'antica via Aurelia, la più importante strada di collegamento militare e commerciale verso il nord della penisola. Se questo è vero, l'intervento dei due censori nel 181 sarebbe solo una ricostruzione dopo una piena del Tevere.


Il Ponte Emilio, conosciuto come "Ponte Rotto"

A questo ponte, come del resto agli altri, sono legate numerose storie e leggende. Ad esempio, lo storico LAMPRIDIO racconta che nel 222 d.C. dal ponte fu gettato nel fiume il corpo del crudele imperatore Eliogabalo, legato con un peso per impedire che tornasse a galla e venisse recuperato.

Invece, il poeta GIOVENALE - in una sua Satira - consiglia al suo amico Postumio, che sta per sposarsi, di andare a buttarsi giù dal ponte Emilio (che forse era uno dei preferiti dai suicidi)!

Il ponte si trova in un punto del fiume dove la corrente è particolarmente forte, cosicché nel corso dei secoli è stato più volte danneggiato dalle piene del Tevere e più volte ricostruito.

Nel 1552 il grande Michelangelo fa i progetti per il rafforzamento della sua struttura, ma i lavori vengono eseguiti, malissimo, da Nanni di Baccio Bigio.

Il biografo GIORGIO VASARI racconta che un giorno, mentre con Michelangelo passava sul ponte, l'artista gli avrebbe detto “Giorgio, questo ponte ci trema sotto; sollecitiamo il cavalcare, che non ci rovini in mentre ci siam su”. Era il 1557, cinque anni appena dopo il restauro.

E in effetti il 14 settembre di quello stesso anno, a causa di un'alluvione, tre arcate crollano. Poco tempo dopo, papa Gregorio XIII Boncompagni le fa ricostruire in pietra e mattoni, per il Giubileo del 1575.


Incisione del XVIII secolo con il Ponte Emilio crollato (solo tre arcate) e, in fondo, l'isola Tiberina

Ma un'altra alluvione il 24 dicembre 1598, forse la più violenta di tutte quelle che hanno colpito Roma fin dall’antichità, gli dà il colpo mortale: le acque portano via tre arcate del ponte, lasciando in piedi solo le tre del lato destro.

Ponte Emilio rimase così, spezzato a metà, per molto tempo, come testimoniano le incisioni e le vedute pittoriche, diventando per i romani ponte rotto.


Foto d'epoca con la passerella di ferro che collegava il Ponte Emilio con la riva sinistra del Tevere, Wikipedia pubblico dominio

Nel 1853, le tre arcate sopravvissute vengono collegate alla riva sinistra da una passerella di ferro lunga 63 metri e sorretta da funi. Ma si tratta di una soluzione provvisoria.

Nel 1888 si decide la costruzione di un nuovo ponte (Ponte Palatino), in connessione con la realizzazione dei muraglioni: vengono distrutti sia la passerella in ferro sia le due campate (arcate) più esterne, lasciando come unica testimonianza la campata ancora visibile.

bottom of page