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Lo strano rapporto Italia-Germania

Il paese dei limoni

14 settembre 2003

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Giulia Grassi

I materiali di Matdid sono scaricabili liberamente come supporto per lezioni di italiano. Ne è vietata la pubblicazione su carta o in formato digitale salvo autorizzazione.

Secondo un luogo comune i tedeschi amano gli italiani, ma non li stimano. Gli italiani invece stimano i tedeschi, ma non li amano. Sono stereotipi e noi siamo sicuri che oggi non è così.


La battaglia di Teutoburgo, Wikipedia, pubblico dominio

Ma certo nella storia i tedeschi ci hanno dato parecchi dispiaceri. Sotto sotto ancora non abbiamo digerito la sconfitta nella foresta di Teutoburgo (9 d.C.): tre legioni romane (XVII-XVIII-XIX), comandate da Publio Quintilio Varo, distrutte da una confederazione di Germani guidata dal principe Arminio: più di 20.000 morti! All'imperatore Augusto a momenti veniva un colpo (“Varo, rendimi le mie legioni!” gridava). Noi abbiamo smesso allora di costruire strade e organizzare spettacoli di gladiatori da quelle parti. Ma il progetto di allargare l'impero romano al di là del Reno e del Danubio, con la battaglia di Teutoburgo, è stato cancellato per sempre.

I Lanzichenecchi davanti a Castel Sant'Angelo, incisione M. van Heemskerck, 1556 - Archivio Accademia delle Scienze Torino

E sullo stomaco ci è rimasto anche il Sacco di Roma (maggio 1527). È vero che dei 30.000 soldati di Carlo V che hanno attaccato la città solo 12.000 erano tedeschi... Ma nella memoria collettiva gli otto giorni di saccheggi, devastazioni e massacri sono associati soprattutto ai Lanzichenecchi, i soldati mercenari tedeschi: in realtà sappiamo che i 12.000 soldati italiani e i 6.000 spagnoli con Carlo V non si sono comportati da angioletti (secondo il priore del convento di Sant'Agostino i tedeschi erano cattivi, peggiori gli italiani, pessimi gli spagnoli), ma nella lingua parlata ancora oggi "lanzichenecco" significa "devastatore", "distruttore" (in senso ironico, se i bambini fanno una festa a casa e sporcano tutto diciamo "Mamma mia sono passati i lanzichenecchi!").

Ma noi ci siamo vendicati, molto tempo dopo, e nel modo più crudele possibile! 17 giugno 1970, stadio Azteca di Città del Messico, ore 16 locali. Campionato del mondo di calcio, semifinale Italia-Germania. L'Italia segna dopo 8 minuti di gioco, la Germania pareggia a pochi secondi dalla fine della partita. Dopo due tempi supplementari che sono entrati nella leggenda del calcio: la partita finisce 4-3 per l'Italia. Vendetta, tremenda vendetta!



E, d'altra parte, come dimenticare che è stato un pittore austriaco, Johann Friedrich Overbeck, a dipingere Italia e Germania come due fanciulle teneramente abbracciate, diverse ma proprio per questo necessarie l'una all'altra?


J. F. OVERBECK, Italia e Germania, olio su tela, 1811-28 (München, Neue Pinakothek), Wikippedia, pubblico ddominio

Overbeck e i suoi amici viennesi formavano un gruppo di pittori chiamati Nazareni: si erano trasferiti a Roma (1810), vivevano nel convento di Sant'Isidoro ed erano protetti dal principe Ludwig di Baviera. Ludwig era un grande amante dell'arte e veniva a Roma spesso e non solo per motivi artistici: era infatti l'amante di Marianna Florenzi, moglie del marchese Ettore. Di giorno si dedicava ai musei ma passava molte serate al Caffè Greco, all'Osteria della Campana al Teatro Marcello (frequentata già da Goethe) e all'Osteria di Piazza Barberini, dove aveva un tavolo riservato.

FREDERIC LEIGHTON, Ritratto di Nanna, 1859 (Philadelphia, Museum of Arts) e ANSELM FEUERBACH, Ifigenia, 1871 (Stuttgart, Staatsgalerie). ispirato all'immagine dell'amante Nanna Wikipedia pubblico dominio

Anche per Anselm Feuerbach (1829-1880) l'Italia è stata arte e amore. Irrequieto e sempre insoddisfatto, a Roma aveva trovato un po' di tranquillità emotiva e di studio.

Roma: al suono di questa parola finiscono i sogni ed inizia la conoscenza di se stessi e Roma, l'antica incantatrice, indica ad ogni essere umano il suo posto.

Aveva trovato, in più, un amore appassionato e tempestoso: è stato infatti l'amante di Anna Risi, moglie di un calzolaio di Trastevere, conosciuta come Nanna e modella di grandi artisti come Leighton e Böcklin.

Ma l'innamorato più appassionato dell'Italia è stato sicuramente il grande Johann Wolfgang Goethe, venuto la prima volta nel nostro paese dal 3 settembre 1786 al 18 giugno 1788. Venuto qui per cercare l'arte e la storia dell'Antichità, Goethe ha finito per trovare la vita, e se stesso: basta leggere il Viaggio in Italia, il suo diario, che non è una descrizione dell'Italia ma il racconto delle impressioni che il nostro paese e la gente lasciavano su di lui.


Ritratto di Goethe nella campagna Romana, di Tischbein (1751-1829), Wikièpedia pubblico dominio

E oggi gli siamo ancora più riconoscenti: grazie a lui possiamo ancora pensare all'Italia come al paese dove fioriscono i limoni e non come a una repubblica delle banane.

Kennst du das Land, wo die Zitronen blühn? Im dunklen Laub die Goldorangen glühn, Ein sanfter Wind vom blauen Himmel weht, Die Myrte still und hoch der Lorbeer steht, Kennst du es wohl? Dahin! Dahin Möcht ich mit dir, o mein Geliebter, ziehn!

Traduzione: Conosci il paese dove fioriscono i limoni? Nel verde fogliame splendono arance d'oro. Un vento lieve spira dal cielo azzurro, tranquillo è il mirto, sereno l'alloro. Lo conosci bene? Laggiù, laggiù vorrei con te, o mio amato, andare!


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