Una lettura politicamente corretta
Un’ironica storiella per giocare con il modo di esprimersi
Sì
Una piccola provocazione per parlare del "politicamente corretto", per il livello a2 ma anche c2
Una serata importante
per la famiglia Rossi
(dal diario di Nicola, 10 anni)
Mentre papà prepara una succulenta torta salata vegana con crema di carote e la mamma controlla sul computer gli ultimi aggiornamenti dell’indice Nasdaq io, Nicola, dieci anni e mezzo, gioco in camera mia con i miei giocattoli non violenti, ecologici e riciclabili.
Fra poco Clio, mia sorella, porterà per la prima volta a cena Calipso, con cui è fidanzata da circa un anno. Per questo i miei hanno messo in frigo una bella bottiglia di acqua frizzante di marca che tenevano in serbo (nel senso di da parte) per le grandi occasioni: dopo il dessert brinderemo tutti insieme per festeggiare l’incontro e certamente potrò assaggiarne un po' anch’io, come succede sempre quando celebriamo feste importanti come per esempio Capodanno, Ashura e Simhàt Toràh. Dopo cena probabilmente canteremo tutti insieme un pezzetto di Turandot, quello di Jim, Bob e Bill.
Calipso è una ragazza greca e Salonicco è la sua città natale nel senso di origine. Ha la pelle chiarissima ed è laureata in medicina: sta prendendo un master in andrologia sostenibile all’università di Matera. Clio l’ha conosciuta al concorso di Miss Filosofia della Scienza al quale Calipso aveva partecipato un anno fa, classificandosi al secondo posto. Mamma e papà sono molto content* e anch’io, perché sono sicuro che a tavola ci faremo un sacco di risate diversamente magre.
A scanso di equivoci:
Questa letturina vuole solo stimolare una discussione in classe sul "politicamente corretto".
Quindi: il tema non è il sessimo, il giocattolo più adatto ai bambini, il matrimonio gay, il rispetto di chi ha opinioni diverse dalle nostre, il veganesimo, la libertà di religione, il razzismo ecc. ecc., temi su cui (spero!) siamo già tutti d'accordo.
Il tema è: fino a che punto bisogna "mostrare" il proprio sentimento "non discriminatorio"?
Con degli esempi:
Se per illustrare un verbo riflessivo reciproco dico sposarsi e, per spiegare la reciprocità, dico lui sposa lei e lei sposa lui, sto manifestando un atteggiamento omofobo?
Se scrivo una lettura in cui una madre fa la casalinga, sto manifestando una concezione maschilista della società?
Se scrivo ho mangiato una bistecca sto offendendo la sensibilità degli animalisti?
Se dico che mi sono abbronzato e sono diventato nero come il carbone sto offendendo la sensibilità delle persone di colore?
Se cito una festa musulmana, offendo il sentimento religioso di un ebreo?
Se dico che i giapponesi hanno gli occhi a mandorla mostro razzismo verso quella etnia?
Se uso espressioni idiomatiche come fare il portoghese, parlare turco, comportarsi come uno scozzese offendo quei popoli?
L'argomento è delicatissimo, ma non dimentichiamo che su queste cose, oltre a un generico discorso di correttezza politica, intervengono anche le culture e le tradizioni nazionali che difficilmente si lasciano "globalizzare".
Problema diverso è quello puramente linguistico
ovvero la questione "femminilizzazione" di nomi che una volta erano solo maschili (architetto-architetta, avvocato-avvocata, sindaco- sindaca), questione che per la verità è già risolta: la femminilizzazione non solo è ammessa ma è anche consigliata!
Più controverso il genere grammaticale maschile, specialmente plurale, che discrimina le donne: l'uso dell'asterisco (tutt* quant*) o dello scevà (tuttƏ quantƏ), è raccomandabile?
Se questa scherzosa lettura riuscirà a stimolare la conversazione in classe su questi temi ci riterremo soddisfatti.