Smanioso di cose impossibili
Nerone: l'imperatore più cattivo della storia (?)
7 aprile 2002
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Giulia Grassi
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ARTE ROMANA, Testa di una statua di Nerone, marmo, I secolo d.C. (Roma, Musei Capitolini)
Tiberio Claudio Nerone sale al trono a 17 anni, nel 54 d.C., succedendo all'imperatore Claudio, che sua madre Agrippina aveva sposato in seconde nozze. E muore nel 68, suicida.
Il suo nome è, da sempre, sinonimo di violenza, intrigo, crudeltà, megalomania, potere che degenera in dispotismo. E a leggere la sua biografia, questa fama sembra giustificata.
Il primo atto da imperatore è far uccidere Britannico, figlio del defunto imperatore Claudio, perché lo considera un possibile rivale. Non è che l'inizio. Farà uccidere sua madre Agrippina, perché pretendeva di condividere con lui il potere e, in più, si opponeva al suo amore per Poppea: Nerone aveva già una moglie, Ottavia. Tre anni dopo la morte di Agrippina, Ottavia sarà costretta al divorzio, mandata in esilio a Pandataria e lì uccisa col taglio delle vene, per simulare il suicidio. E una sorte simile toccherà in seguito a Poppea: uccisa con un calcio dallo stesso Nerone.
John William Waterhouse Il rimorso dell'imperatore Nerone dopo l'assassinio di sua madre, Wikipedia, pubblico dominio
Benché amante delle arti e della musica (è stato un collezionista raffinato di opere d'arte e poeta dilettante) ha costretto al suicidio il filosofo Seneca (per anni suo consigliere), lo scrittore Petronio (autore del Satyricon) e il poeta Annio Lucano che nel 65 avevano, sembra, partecipato a una congiura di un gruppo di intellettuali e senatori, stanchi del suo governo tirannico e folle. È inutile sottolineare che i tre se ne andarono all'altro mondo in buona compagnia.
Ma non finisce qui. È stato sospettato di aver avuto, in gioventù, una relazione incestuosa con la madre Agrippina; e accusato, comunque, di essersi abbandonato a tutti i vizi e a tutte le sfrenatezze, dimostrando un temperamento dissoluto.
Indicato come il responsabile dell' incendio che nell'estate del 64 aveva devastato Roma, ha scaricato la colpa sui cristiani, che sono stati per la prima volta duramente perseguitati, e in modo veramente crudele: tristemente celebri sono le torce umane che, di notte, illuminavano i viali dei suoi bellissimi giardini in Vaticano.
Incredibilium concupitor, ossia "smanioso di cose impossibili": così lo definisce, magnificamente, Tacito. E così si spiega forse la megalomania dei suoi progetti edilizi, a cominciare dalla Domus Aurea, forse la reggia più smisurata mai realizzata visto che occupava circa un quarto di Roma. E poi il suo progetto, solo avviato, di scavare un canale artificiale, lungo 250 chilometri e navigabile, tra il lago di Averno (Cuma) e la foce del Tevere; o il tentativo di tagliare l'Istmo di Corinto, altro progetto abbandonato alla morte dell'imperatore.
Rappresentazione del grande incendio di Roma. Sullo sfondo Nerone e le rovine della città in fiamme, da un dipinto di Karl Theodor von Piloty (1861 ca.). Wikipedia pubblico dominio
Insomma, un personaggio spaventoso. Possibile che non abbia fatto niente di buono? Gli storici antichi che ne parlano - Tacito, Svetonio, Dione Cassio - sono sicuramente affidabili, anche se non sempre veramente obiettivi e in buona fede. Per questo molti storici moderni hanno un'opinione non così negativa di Nerone, e c'è chi lo considera un grandissimo uomo di Stato, vittima di duemila anni di calunnie (Massimo Fini).
Chi parla sempre bene di Nerone sono gli storici dell'arte. Per loro la Domus Aurea non è solo la reggia di un tiranno ma è un "laboratorio" nel quale si sperimentano soluzioni architettoniche e spaziali destinate a trasformare l'architettura romana, e a condizionarla nei secoli successivi.
E grandiosità e modernità caratterizzano tutta la sua politica edilizia. Fa costruire in Campo Marzio un anfiteatro in legno che viene descritto come una sfida al cielo, con gradinate immense e un telone azzurro tempestato di stelle; e poi un mercato (macellum), un teatro, un circo (in Vaticano, dove è stato giustiziato San Pietro nell'anno 67) e le Terme in Campo Marzio, le prime terme pubbliche fatte fare da un imperatore.
Ottime le norme urbanistiche ed edilizie introdotte dopo l'incendio del 64, e abbandonate dai suoi successori: nelle zone distrutte dall'incendio non si costruisce in modo disordinato e senza un piano, ma calcolando l'allineamento delle vie e lasciando un'ampia carreggiata alle strade; inoltre vengono fissati limiti all'altezza delle insulae (palazzi a più piani), che devono avere grandi cortili, portici per proteggere le facciate degli isolati e balconi.
Costruire edifici enormi e splendidi, realizzare opere audaci piegando la natura alle necessità della vita civile, esaltare la bellezza: un programma nobile ed eroico, degno di ammirazione, ma disgraziatamente maturato nella mente di un uomo dall'indole crudele e folle, che ha trasformato il potere in arbitrio e la grandezza in eccesso.