Da Ultima Cena a Convito in casa di Levi
Un'avventura del Veronese
23 gennaio 2005
b2
Giulia Grassi
No
(aggiornato settembre 2023)
(Wikipedia, pubblico dominio)
Il 18 luglio 1573 davanti al Tribunale dell'Inquisizione si presenta un noto pittore veneto, Paolo Caliari detto il Veronese. L'accusa è grave: il grande quadro con l'Ultima Cena che ha dipinto per la chiesa dei SS. Giovanni e Paolo (5,55 x 12,80 metri) contiene immagini non presenti nel racconto evangelico. In particolare ci sono pappagalli, cani, un servo a cui "esce il sangue dal naso", "buffoni, imbriachi, Thodeschi, nani et simili scurrilità".
Veronese cerca di giustificarsi: il quadro è grande, dice, e quindi "se nel quadro li avanza spacio, io l'adorno di figure secondo le invenzioni"; e ancora "Nui pittori si pigliamo la licentia che si pigliano i poeti e i matti" [la libertà dei pittori e dei poeti paragonata alla pazzia... Bello!!!]
I giudici chiudono un occhio, ma ordinano al Veronese di "correggere la pittura" - e infatti scompare il servo che perde sangue dal naso - e, soprattutto, di cambiare il titolo del quadro: l'Ultima Cena diventa così il Convito in casa di Levi. Non più la cena sacra dell' istituzione dell'Eucarestia ma un banchetto festoso in onore di Gesù offerto da Levi/San Matteo che, essendo ricco, poteva avere i servi, buffoni, nani, cani e quant'altro appariva dipinto sulla tela.
Non c'è che dire, un bell'esempio di censura all'italiana...
Per saperne di più
• S. MASSERANO, A. SDEGNO, Il Convito in casa di Levi di Paolo Veronese. Analisi geometrica e ricostruzione prospettica, in Prospettive architettoniche. Conservazione digitale, divulgazione e studio, volume II, tomo II, a cura di G.M. Valenti, Roma 2016, pp. 241-264
• G. MORIANI, Le fastose cene di Paolo Veronese nella Venezia del Cinquecento, Crocetta del Montello (Tv) 2014, pp. 121-131 (con gli atti del processo)