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Un pranzo luculliano

Perché si dice così

1 agosto 2024

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Giulia Grassi

I materiali di Matdid sono scaricabili liberamente come supporto per lezioni di italiano. Ne è vietata la pubblicazione su carta o in formato digitale salvo autorizzazione.

(Da appunti di Giulia Grassi)

L'aggettivo luculliano si usa per definire un pasto particolarmente raffinato, nella qualità dei cibi e nell'allestimento generale della tavola. Deriva dal nome di un generale romano del I secolo a.C., Lucio Licinio Lucullo, celebre non tanto per le sue vittorie militari in Oriente (che pure ha avuto e che lo hanno enormemente arricchito) ma per il suo stile di vita sontuoso.

Lucullo possedeva una serie di ville fuori Roma - una nella zona di Tuscolo (Castelli Romani) e tre in Campania, a Baia, Miseno e Napoli - dove trascorrere il tempo libero. Era un uomo colto e di buon gusto, ma anche con un gran senso per gli affari. Nelle sue ville c'erano tutti i comfort, comprese terme, biblioteche, collezioni di quadri e di statue, uccelliere e roboraria, cioè recinti per animali selvatici allevati non solo per divertimento, ma anche per guadagno, vivaria o piscine marittime per l'allevamento di pesci rari, anche questi in parte destinati alla vendita.

A Roma possedeva un'enorme residenza immersa nel verde sul Pincio, gli horti che portavano il suo nome (horti luculliani): un complesso di edifici e di giardini realizzati su terrazze costruite sulle pendici del colle e collegate da scalinate monumentali. Pare che l'edificio principale della villa si trovasse nella posizione oggi occupata dalla chiesa di Trinità de' Monti oggi sopra Piazza di Spagna, mentre la rinascimentale Villa Medici si è sovrapposta a un'altra parte della villa.

Gli horti di Lucullo sul Pincio a Roma
Modello degli horti di Lucullo sul Pincio (da Maquettes de Rome)

Lucullo, che dalle sue campagne in Oriente ha importato il ciliegio, amava naturalmente la buona tavola. Certo, tutti gli aristocratici e i ricchi offrivano banchetti sontuosi (mentre la cucina dei romani comuni era piuttosto semplice). Ma è proprio dalla raffinatezza dei suoi banchetti, dalla preziosità delle stoviglie e dalla originalità dei cibi che è nata l'associazione tra il suo nome e la ricercatezza gastronomica.

Gli aneddoti dei contemporanei lo confermano. Perfino se mangiava da solo si trattava come un sovrano: quando il suo cuoco, una sera, gli prepara una cena poco ricca con la scusa che non c'erano ospiti, Lucullo arrabbiato lo rimprovera dicendo "Che cosa? Non sai che oggi Lucullo cena con Lucullo" (Quid?- inquit iratus Lucullus – Non sciebas Lucullum hodie cenaturum esse apud Lucullum?).

E un'altra volta stupisce Cicerone e Pompeo, che mettevano in dubbio la sua liberalità: li invita a cena senza aver avvisato i suoi cuochi. "Apparecchiate nella Sala di Apollo" ordina, e quelli preparano subito un banchetto eccezionale con portate che comprendevano anche aragoste e pavoni. Insomma, un pranzo luculliano.

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