Vivere a Roma (2000 anni fa)
Le abitazioni dei Romani
13 ottobre 2002
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Giulia Grassi
No
In età imperiale Roma aveva circa 1.200.000 abitanti (schiavi e immigrati esclusi). Era piena di edifici monumentali, piazze enormi, fontane e statue, ma era anche molto rumorosa.
- La mattina non ti lasciano vivere i maestri di scuola, di notte i fornai e a tutte le ore del giorno i fabbri che battono con i loro martelli. Qua c'è un cambiavalute che, non avendo altro da fare, rivolta un mucchio di monete sul suo sudicio tavolo; là un orafo che batte l'oro di Spagna per modellarlo; e non smettono di vociare rumorosamente i religiosi, fanatici seguaci della dea Bellona. E non la smettono più! Il naufrago, tutto avvolto nelle bende, ripete la sua storia; il piccolo ebreo, ammaestrato dalla madre, chiede l'elemosina frignando; il venditore ambulante offre gridando la sua merce... E chissà quante mani battono in città su recipienti di rame quando, durante un'eclissi di luna, si fanno sortilegi e pratiche di magia? (MARZIALE)
Il traffico era caotico e le strade sempre affollate.
- A me, che vado sempre di fretta, la folla che mi precede mi sbarra la strada; quella che mi segue mi spinge la schiena; uno mi pianta un gomito in un fianco, un altro mi colpisce forte con un bastone, un altro ancora mi sbatte in testa una trave, quell'altro una botte. Le gambe affondano nel fango, da ogni parte suole grandi così mi pestano i piedi, un militare mi buca l'alluce con i chiodi dei suoi scarponi. (GIOVENALE)
Disordinata e colorata, era una vera metropoli cosmopolita dove si potevano ascoltare le lingue e i dialetti più strani ed "esotici".
Dove viveva questa folla immensa?
Roma divisa in area monumentale (arancione), area dei grandi parchi (verde) e area destinata prevalentemente alle abitazioni di tipo intensivo (marrone)
C'erano due tipi principali di abitazione, la domus (residenza signorile) e l'insula (grandi caseggiati a più piani con appartamenti in affitto), per un totale di 1790 domus e 44.300 insulae. I più ricchi possedevano anche gli horti, vaste proprietà periferiche caratterizzate da enormi giardini, e le ville, costruite al di fuori dell'area urbana.
Tuttavia il problema degli alloggi era gravissimo perché gli abitanti erano troppo numerosi e lo spazio disponibile insufficiente: lo scrittore Vitruvio (I secolo d.C.) scrive che "i cittadini sono così numerosi che bisogna costruire dappertutto le abitazioni".
Di conseguenza, la speculazione edilizia era cosa normale e gli affitti altissimi, magari per dormire in appartamenti piccoli, sporchi e senza luce.
La domus era l'abitazione delle persone benestanti. Di solito era occupata da una sola famiglia ed era a un unico piano (il pianterreno), con numerosi ambienti destinati ciascuno ad un uso specifico.
Fornita di tutte le comodità (compresa l'acqua corrente), con stanze ricoperte di affreschi e un bel giardino interno: la vita nelle domus era molto piacevole. Soprattutto gli abitanti potevano dormire, perché esse erano in genere costruite lontano dai quartieri più affollati e rumorosi: il rumore accompagnava infatti, notte e giorno, chi invece viveva nelle insulae, i palazzi a più piani nei quali abitava la maggior parte della popolazione di Roma.
- A Roma la maggior parte degli ammalati muore di insonnia... Ma c'è una casa in affitto che a Roma permetta di dormire? Solo ai ricconi è permesso dormire. La colpa di questo malanno è soprattutto dei carri che vanno su e giù lungo i vicoli, e delle mandrie di animali che si fermano e fanno un fracasso che toglierebbe il sonno... ad una vacca marina. (GIOVENALE)
Ma non era solo il traffico a togliere il sonno.
- Abito proprio sopra le terme. Il vociare è tale che vorresti essere sordo. Se i più robusti si esercitano con i pesi, sento i loro mugolii quando aspirano l'aria, e ansimano affannosamente. Se qualcuno si fa fare un massaggio, sento il colpo della mano sulla sua spalla, con un suono diverso secondo che sia dato a mano piatta o concava. Se viene quello che vuole giocare a palla e comincia a contare i colpi ad alta voce, è finita. (SENECA)
Insomma, il povero non ha un luogo per pensare o per dormire in pace a Roma, dice ancora Marziale.
Inoltre, nelle insulae non c'era acqua corrente negli appartamenti e quindi non c'erano servizi igienici. I romani, perciò, si lavavano nei bagni pubblici e alle terme. Quanto ai rifiuti, li gettavano senza problemi dalle finestre, soprattutto di notte. Camminare di notte per le strade della città era perciò molto pericoloso, non solo perché erano buie (non c'era illuminazione pubblica) e si potevano incontrare dei malintenzionati, ma soprattutto per quello che poteva cadere giù dalle finestre delle insulae.
- E pensa ora a tutti i diversi pericoli della notte: la distanza da te alla cima dei tetti, da dove una tegola può sempre cascare giù e spaccarti la testa; vasi crepati e rotti che spesso cadono dalla finestra: guarda che segno lasciano sul marciapiede! Sei considerato pigro ed imprevidente se esci di casa per andare a cena da qualche parte senza prima aver fatto testamento. Tante volte puoi morire, quante sono di notte le finestre aperte sulla strada per la quale tu passi. Augurati quindi che le finestre si contentino di versarti sulla testa i contenuti dei loro catini. (GIOVENALE)
Questi palazzi a cinque-sei piani, creati per fare fronte alla popolazione in continuo aumento, erano spessissimo delle vere trappole. Costruiti da imprenditori disonesti, che usavano materiali edilizi di scarsa qualità, e amministrati da proprietari che pensavano solo ad arricchirsi grazie agli affitti altissimi, avevano anche altri due inconvenienti: i crolli e gli incendi.
Infatti solitamente i palazzi erano troppo alti rispetto al perimetro di base, e i muri maestri non superavano i 45 cm di spessore: vedersi crollare la casa sulla testa era una delle esperienze più temute dagli inquilini, e una delle più probabili.
- Abitiamo in una città che si regge in gran parte su fragili puntelli. Con questi il padrone di casa tiene in piedi le mura pericolanti. Ricopre con della calce una vecchia crepa e ci invita a dormire tranquilli anche sotto la minaccia di un crollo improvviso. (GIOVENALE)
Altro incubo dei romani erano gli incendi, che in città erano frequentissimi. In caso di incendio, chi abitava ai piani superiori non aveva possibilità di scampo: i vigili del fuoco non erano in grado di far arrivare l'acqua oltre il secondo piano.
- È meglio, quindi, vivere dove la notte non scoppiano incendi e non c'è alcun pericolo... Il terzo piano è in fiamme; tu non te ne sei nemmeno accorto, perché mentre in basso sono già tutti scappati, chi sta lassù - dove le colombelle depositano le uova - quello, sia pure per ultimo, è destinato ad arrostire. (GIOVENALE)
Città invivibile? Può darsi. Ma, per dirla con Marziale, dea del mondo e delle genti, Roma, cui nulla è pari e nulla è secondo.