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Il western all'italiana

Caratteristiche di un genere tutto italiano

20 febbraio 2005

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Roberto Tartaglione

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Lo sappiamo benissimo: a chi studia l'italiano dei film western all'italiana o spaghetti-western non importa assolutamente niente. Un bravo studente di italiano si interessa di arte, oppure di musica (dall'Opera a Eros Ramazzotti!), magari di moda o di design, perfino di cucina, ma i film western... che stupidaggine!!

Eppure c'è più Italia dietro un western all'italiana di quanta non ce ne sia dietro gran parte dei "libri di italiano per stranieri" che girano normalmente nelle scuole o nelle università. Lo so: è difficile crederlo. Ma è proprio così.

La lettura di queste pagine è vietata a chi non ha mai visto un film di Sergio Leone.


 



Nel 1964 alcuni registi italiani (Sergio Leone prima di tutto, ma anche Duccio Tessari, Sergio Corbucci e un mare di altri registi che resteranno del tutto sconosciuti) si mettono a tavolino e inventano il western all'italiana. A parte alcuni veri e propri capolavori (come i film girati da Leone e qualche altro), i film western all'italiana si caratterizzano per:

La violenza

è assoluta e senza freni: schizzi di sangue a fiumi e pistolettate rumorosissime, tanto da costituire un vero modello per la moderna cinematografia di Quentin Tarantino (che per esempio fa svariate citazioni di Sergio Leone nei suoi film, da Kill Bill, a Bastardi senza Gloria e Django).

L'ironia

Tanta violenza non vuole nascondere l'intento autoironico e sdrammatizzante: frasi come quella di Clint Eastwood che in "Per un pugno di dollari" dice Vado sempre a dormire presto la sera quando la mattina dopo bisogna sparare, sono diventate vere e proprie icone del western all'italiana.

I titoli

Spesso sono frasi tratte dal film stesso, minacce sempre brutali e violente: Dio perdona... io no, Dio li crea... io li ammazzo, Preparati la bara, Hai chiuso, Sono Sartana il vostro becchino, Vado l'ammazzo e torno - così popolare da essere diventato quasi un modo di dire della lingua italiana -, Raccomandati l'anima a dio, Se incontri Sartana prega per la tua morte, Vajas con dios, gringo ecc.

I personaggi

Decine di film su Ringo (copiato dalla tradizione americana legata a John Wayne) con un paio di varianti come Doringo e Garringo; un'invenzione di grande successo internazionale con Django, protagonista di una quindicina di pellicole; numerosi film con Sartana e Sabata. E, specie negli ultimi anni di successo del western, un gran numero di protagonisti con il nome di origine religiosa: Alleluja, Apocallisse Joe, Camposanto, Così Sia, I quattro dell'Apocalisse, I 4 dell'Ave Maria, Oremus, Provvidenza, Requiescant, Spirito Santo, Tedeum, Trinità.

Le musiche

Dopo la prima colonna sonora western di Ennio Morricone (Per un pugno di dollari, 1964), le musiche di tutti i film western, italiani e stranieri, cambiano: strumenti come chitarre, trombe, organi da chiesa, scacciapensieri e poi le melodie scandite da un fischio o ritmate da colpi di frusta diventano normali.

Una certa elusione della censura

Nell'Italia benpensante e tradizionalista degli anni Sessanta, si tollera dal western quello che non si sarebbe tollerato da altri film. La battuta finale di Il buono il brutto il cattivo (Eli Wallach grida a Clint Eastwood: Sei figlio di una grandissima put... e la parola va a confondersi con l'urlo della musica di Ennio Morricone) diventa spunto per parecchi titoli di film: Indio Black, sei un gran figlio di..., Monta in sella figlio di..., Trinità e Sartana figli di..., ...e continuavano a chiamarli figlio di..., Alleluja e Sartana figli di...; e fra i titoli "inconsueti", non si può non ricordare l'imbarazzante Gli fumavano le colt, lo chiamavano Camposanto.

I nuovi film western prodotti in Italia prendono le mosse dai film storico-mitologici degli anni Cinquanta e Sessanta. L'unico modello western di origine italiana a cui si possono ispirare è invece l'eroe di un fumetto nato nel 1948, il personaggio di Tex Willer.

I film si possono dividere in alcuni filoni principali:

I film di Sergio Leone

Sono certamente i più belli e i più famosi; ispirano tutto il repertorio western all'italiana.

Di Sergio Leone ci occupiamo diffusamente in un link a parte.

I cosiddetti spaghetti-western

Si tratta di film che prendono le mosse dall'esperienza di Leone e si sviluppano su strade diverse, a volte giocose, a volte truculente, ma spesso di una certa qualità.

In questo gruppo Il ritorno di Ringo, di Duccio Tessari, 1966, un film che riprende addirittura l'Odissea e trasforma in chiave western la storia di Ulisse che torna a Itaca.

E poi Dio perdona... io no (1967) e I quattro dell'Ave Maria (1968), di Giuseppe Colizzi, che inventano la coppia Bud Spencer e Terence Hill.

E ancora, di Sergio Corbucci, Django (1966), un personaggio così popolare che - racconta Pasolini - quando stava girando un film nello Yemen i bambini del posto, scoperto che lui era italiano, lo chiamavano Django.



Film western che sono prove d'autore

Esperimenti di registi che hanno voluto esercitarsi in questo genere: e fra questi alcuni nomi "insospettabili", autori che mai avremmo immaginato a dirigere un western.

Carlo Lizzani è per esempio regista di Un fiume di dollari, del 1966 e di Requiescant, 1967, film in cui compare sorprendentemente come attore anche Pierpaolo Pasolini; di Tinto Brass è Yankee, del 1966; di Giulio Questi è Se sei vivo spara, 1967, un film supercensurato per la sua violenza; di Tonino Cervi e Dario Argento è Oggi a me... domani a te, 1968; e di Lina Wertmüller è The Belle Starr Story del 1968; Django sfida Sartana, 1970, è invece di Pasquale Squitieri.



Film western politici

Sono quelli che si occupano di guerra e di rivoluzione. Non va dimenticato che siamo a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, politicamente gli anni del 68, della rivoluzione culturale cinese e di Che Guevara.

Fra i film con un chiaro riferimento politico o una evidente presa di posizione sulla guerra e sulla rivoluzione, oltre a Il buono il brutto il cattivo e Giù la testa di Sergio Leone ricordiamo tre pellicole di Sergio Sollima ( La resa dei conti, 1966; Faccia a faccia, 1967; Corri uomo corri,1968); Quien Sabe? di Damiano Damiani, 1967; Tepepa, di Giulio Petroni, 1969; Vamos a matar companeros di Sergio Corbucci, 1970; Viva la muerte... tua, di Duccio Tessari, 1971.



Film western comici

Già in passato c'erano stati western comici (e anche parodie di western). Ma nel '70 e nel '71 il regista E.B. Clucher raggiunge un successo enorme con l'invenzione di Trinità.

Un nuovo tipo di western spaghetti che segna anche la "fine" di un genere.

La coppia Terence Hill e Bud Spencer raggiunge una fama internazionale tanto grande quanto inaspettata: prima con Lo chiamavano Trinità del 1970; e poi con Continuavano a chiamarlo Trinità del 1971.

Seguendo la vecchia tradizione del western all'italiana (già presente nei primi film di Leone) tutti questi nomi "americani" sono in realtà di personaggi assolutamente italiani: Terence Hill è Mario Girotti, Bud Spencer si chiama Carlo Pedersoli e anche il nome del regista E. B. Clucher non è altro che il nome d'arte di Enzo Barboni.




La fine del western all'italiana

All'inizio degli anni Settanta Sergio Leone ha detto: "Nel momento in cui un titolo come Se incontri Sartana digli che è un uomo morto viene storpiato dal pubblico e diventa Se incontri Sartana digli che è uno stronzo, significa che l'autore è stato smascherato e che il genere ha perso di credibilità".

Proprio con un film prodotto da Sergio Leone (ma con la regia Tonino Valerii), Il mio nome è Nessuno, si conclude nel 1973 l'epopea del western all'italiana.

Il film parla dell'incontro fra un eroe del West in stile Sergio Leone (impersonato da Henry Fonda, già protagonista di C'era una volta il West) e un eroe in stile Trinità (impersonato appunto da Terence Hill). Giocato anche musicalmente su due piani (Henry Fonda è accompagnato da melodie tipiche di Ennio Morricone, Terence Hill da musichette molto più scanzonate, anche se composte sempre da Morricone), il film si conclude con la partenza di Henry Fonda per l'Europa. Il suo addio al West è il saluto a tutta una cinematografia.




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